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BOLLETTINO

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I 2ST OLI

SERIE I. VOLUME IX

INDICE

Fascicolo 2.°

Mazzarella G. Intorno ad una nuova specie di Phyl- laplysia (con 3 incisioni nel testo) .

Monticelli Fr. S. Sulla fauna di Porto-Torres. . . .

» Osservazioni sulla gestazione, sul parto

e su gl’invogli fetali di alcuni chi- rotteri nostrani (con 2 incisioni nel testo) .

Mazzarella G. Intorno al rene secondario delle larve degli Opistobranchi (con la tav. II).

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Per quanto concerne la parte scientifica ed amministrativa diri si

ilill

AL SEGRETARIO DELLA SOCIETÀ

ex-Monastero della Sapienza NAPOLI

Sono vivamente pregati i sodi ordinari non residenti di spt e la loro contribuzione annuale al socio Cassiere A. G. CAB ELLA, L ratorio di Chimica generale della R. Università di Napoli.

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BOLLETTINO

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METÀ DI NATURALISTI

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SERIE I. VOLUME IX.

ANNO X 2S1

1895

NAPOLI

R. TIPOGRAFIA FRANCESCO GIANNINI & FIGLI Cisterna dell’Olio, casa propria

1896

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SOCIETÀ DI NATURALISTI

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BOLLETTINO

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DI NATURALISTI

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SERIE I. VOLUME IX.

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1895

Pascicolo Secondo

( Pubblicato il 10 marzo 1896 )

NAPOLI

R. TIPOGRAFIA FRANCESCO GIANNINI & FIGLI Cisterna dell’Olio, casa propria

1896

Intorno ad una nuova specie di Pliyllaplysia (P. Fischer ), Ph. Paulini. Nota di GL Mazzarellt.

(Tornata del 80 giugno 1895)

Questo interessante genere, appartenente alla famiglia delle Aply- siidae comprendeva sino ad ora una sola specie, la Ph. Lafonti di Arcachon descritta da P. Fischer sin dal 1870 x). Attualmente, per cortesia del Prof. Paulino d’Oliveira dell’Università di Coimbra, mi è dato di aggiungere alla specie già nota una nuova, che denomino Ph. Paulini , in o- maggio appunto al prof. Paulini d’Oliveira, che volle spedirmi a Napoli 1’ esemplare da lui raccolto a Faro in Portogallo.

Il corpo della Ph. Paulini è allungato ed alquanto appiattito, meno però che nella Pii . Lafonti (fìg. 1).

Il colore è verde chiaro intenso con strie longitudinali bianche parallele.

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La conchiglia manca come nella Ph. Lafonti 2).

Le mascelle son costituite di bastoncelli cilindrici.

La radula presenta un dente mediano (fig. 2) provvedute di una lamina molto ampia, fornita di due corte braccia più o meno

b Fischer P. Observations sur les Aplysies; Ann. d. Se. Nat. Zool. (o) t. XIII 1870 e Journal d. Conchyl. 1872. Vedi inoltre il Manuel de Concliyl io- loyie ( Paris 1887) dello stesso Autore.

2) Mazzarelli GL— Intor no alla Pliyllaplysia Lafonti Fischer P. Boll. Soc. Nat. in Napoli Voi. VII. 1893.

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acuminate. La cuspide , che non è punto dentellata , si arresta molto prima del margine della lamina. Essa ha per ciascun lato due denti acuminati, non dentellati. Nel punto opposto a quello in cui trovasi la cuspide notasi un lieve infossamento. I denti laterali vicino al dente mediano hanno il braccio della lamina notevolmente allungato e lievemente curvato verso il dente me¬ diano medesimo (fìg. 3). Essi presentano una robusta cuspide al¬ quanto allungata, ma non dentellata , e inoltre un robusto den¬ tino, un poco più corto della cuspide, rivolto dal lato del dente mediano. Dal lato opposto poi essi presentano un altro dentino, più corto però , e che non oltrepassa il margine della lamina. Tutti e due questi dentini non sono dentellati.

L’apparato riproduttore è anch’esso fondamentalmente co¬ me quello della Pii. La fonti. Solo il pene presenta una guaina (tubo prostatico ?) anche più lunga che nella Ph.Lafonti, e va ad inserirsi a livello della gianduia del Bohadsch. Esso, come nella Pii. Lafonti e nel gen. Notar chus, è fornito di punte cornee rivolte verso la sua base. Bisogna notare che 1’ organo copulatore propriamente detto è molto più corto della sua guaina, della quale esso non occupa che il quarto anteriore.

La gianduia del Bohadsch è diffusa.

Questa nuova specie è stata raccolta alcuni mesi or sono a Faro (Portogallo), a due metri di profondità.

Modica, giugno 1895.

Sulla fauna di Porto-Torres (Sardegna) Comunicazione

riassuntiva di Fr. S. Monticelli.

(Tornata del 11 agosto 1895)

Molti e diversi autori antichi e recenti si sono occupati dello studio della fauna sarda e ne hanno rivelata la varietà e la ric¬ chezza, nonché la presenza di forme interessanti e speciali, localiz¬ zate nelfisola, e che non si trovano altrove in Europa, o vi sono comunissime, mentre altrove sono rare, od assai meno frequenti. Per tutte queste condizioni, come io stesso ho potuto da vicino constatare, la Sardegna offre sempre un vasto campo di ricerche zoologiche e un contributo di materiali preziosi per lo studio di molti ed importanti animali dal lato anatomico ed embrio¬ logico.

Poiché per altro assai scarse sono state le ricerche sulla fauna marina fatte finora *), io sono stato indotto, dalla vicinanza di Sas-

1) Rolando, che fu professore di Anatomia nella R. Università di Sassari (dove si conserva la tavola anatomica sulla quale egli diede mano al suo classico lavoro sul sistema nervoso, Saggio sulla vera struttura del cervello dell’uomo e degli animali, e sopra le funzioni del sistema nervoso, Sassari 1809) pare sia stato il primo a fare delle ricerche sulla fauna marina di Sardegna. Difatti nella introduzione al suo studio sulla Bonellia scrive d’averla rinvenuta lungo le coste dell’isola dell’Asinara nel 1816, quando egli le esplorava per racco - gliere molluschi ed anellidi. (V. Mem. Acc. Torino 1821, Tomo 26, p. 589 540. Description d’ un animai nouveau qui appartient à la classe des Echino- dermes). Ma, oltre lo studio suddetto sulla Bonellia , non risulta abbia altro pub¬ blicato sulla fauna marina di Sardegna, a Sassari esistono collezioni da lui fatte in proposito. Anche il de Filippi pare abbia fatto delle ricerche fau¬ nistiche marine a Cagliari; colà appunto egli ha rinvenuto 1’ Armandia cir- rhosa, Ofelide che ha pel primo descritto ed illustrato nelle sue « Osservazioni zoologiche » pubblicate nell’Archivio per la Zoologia, l’Anatomia e la Fisiolo¬ gia di Canestrini, Doria, Ferrari e Lessona; Voi. I, Fase. 1, 1861, p. 215-219 Tav. XIV, fìg. 7. Recentemente il Vogt C. ha fatto delle ricerche ad Alghero per raccogliere Brachiopodi ed ha rinvenuto in quelle acque quel nuovo me¬ dusario che ha descritto col nome di Lipkea ruspoliana , nelle Mem. Ist. Nat. Genève, Yol. XVII, 1887.

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sari al mare, a tentarne alcune a Porto-Torres, che di Sassari può considerarsi il porto di mare. Ciò che ho potuto fare specialmente per la cortesia ed il loro interessamento scientifico, dei signori fra¬ telli Ferrari di Porto-Torres, che hanno gentilmente messo a mia disposizione una barca con due abili marinai. Non essendo ancora fornito degli utensili necessari ed adatti alle ricerche di simil ge¬ nere, ho dovuto limitarmi ad esplorare le coste di Porto-Torres che giace nel fondo della gran curva del golfo dell’ Asinara e la scogliera della gettata del nuovo porto. E già ho potuto accor¬ germi, da questi primi tentativi, della ricchezza della fauna marina, dirò costiera, del golfo dell’ Asinara, e son convinto che non meno ricca e varia di forme debba essere la pelagica, data la .posizione speciale del golfo, che si trova di costituire, con le sue coste, uno dei lati della fauce dello stretto di Bonifacio che mette in comu¬ nicazione la metà occidentale con la orientale del Mediterraneo, le quali, appunto, sono separate dalla lunga barriera della Corsica e Sardegna. Non trascurando gli altri gruppi, dei quali ho pure fatta raccolta, ho ricercato più specialmente gli anellidi e di questi nu¬ merosissime e svariate forme ho rinvenute, più che altrove, sotto e nelle pietre foracchiate, di calcare fossilifero (miocenico), che si trovano lungo la gettata del nuovo porto. Più abbondanti ho rinvenuti i policheti sedentarii, meno i liberi; e fra questi comunissimi gli Eu- nicidi, fra i quali, frequentissima, si trova 1’ Eunice siciliensis di piccole e grandi dimensioni e con uova; una specie, questa, che si autotimizza assai facilmente nel toccarla. Essa vive nei fori delle pietre suddette, nei quali, spesso, si costruisce una sorta di tubo mucoso-membranoso: ed io ne ho trovato un individuo che si era allogato ravvolgendosi più volte su se stesso fra le due valve di un bivalve fossilizzato integro ed a valve aperte (beante) nell’in- terno di una delle pietre esaminate, e si era involto in una sorta di capsula mucosa, piuttosto spessa ed alquanto resistente, dello stesso tipo del tubo di che ho parlato innanzi.

Col titolo di Contribuzioni allo studio della fauna di Porto-Torres, io ho in animo di illustrare le ricerche iniziate su questi anellidi e sugli altri, che mi sarà dato raccogliere, e comincerò col pubbli¬ care, in un lavoro accompagnato da tavole illustrative: I. Alcune note sui Polyophthalmus e II. Uno studio sulla Dodekaceria con- charum Oersted che costituiscono la prima serie delle contribu¬ zioni suddette che ora sommariamente riassumo.

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I.

A Porto -Torres son comuni e frequenti i Polyophthalmus : essi vivono sotto le pietre e fra le alghe lungo la gettata del nuovo porto. L’osservazione fatta a fresco, sul vivente, di questi vermi, mi ha dato agio di correggere alcune inesattezze, nelle quali erano incorsi i miei predecessori, sulla porzione cardiaca dell’apparecchio circolatorio di questi Ofeliacei, rimettendo in miglior luce la pri¬ mitiva descrizione datane dal Quatrefages (nel P. Her enb ergi) che, salvo particolarità secondarie, è solamente erronea in quanto egli ritiene come terza cavità del cuore, quella che, realmente, non può considerarsi tale. Secondo le mie osservazioni, il cuore è bi¬ lobo: fra questi due lobi, che sporgono ai lati del tubo digerente, vi ha un tratto comune a forma di vaso da fiori che si continua, anteriormente, restringendosi, nel vaso dorsale, il quale presenta, alla sua origine dal detto tratto comune del cuore che indico come ventricolo, chiamando orecchiette i lobi laterali,— uno sfintere muscolare. Un altro simigliante sfintere presenta il ventricolo, poste¬ riormente, dove si restringe ad imbuto, prolungandosi di un tratto oltre le orecchiette, per continuarsi in un seno postcardiaco (3.a ca¬ vità del cuore, Quatrefages), che risulta dalla fusione, dorsalmente al tubo digerente (esofago), di due seni laterali obliqui, che rappresen¬ tano la parte terminale dei due vasi nascenti latero-ventralmente, alla origine dell’intestino dall’esofago ciascuno da un seno risultante dalla riunione dei vasi del reticolo intestinale. Dalle due orecchiette partono, inferiormente e lateralmente , due tronchi vascolari che fondonsi ventralmente per costituire un vaso unico, ventrale, sotto¬ stante al vaso sottointestinale. Nel ventricolo del cuore, lungo il suo asse, havvi il corpo cardiaco che è rigonfio nel mezzo ed occu¬ pa tutto il ventricolo, estendendosi appena lateralmente nelle due orecchiette: anteriormente esso si termina bruscamente, spingendosi nella porzione iniziale del vaso dorsale, shoccandosi in fibrillo che s’inseriscono alle pareti di questo: posteriormente si allunga, invece, a cono, estendendosi di tratto nella porzione iniziale del seno post¬ cardiaco, dove si termina in fibrille che si attaccano, shoccandosi, alle pareti anteriori del seno suddetto. Questo corpo cardiaco, che ha fondamentalmente la tipica struttura di quello degli altri anellidi che lo posseggono (Ofelidi , Cirratulidi, Terebellidi, Amhctenidi, Hermellidi), non si mostra percorso da un canale centrale, come sostiene il Meyer : 1’ ho trovato sempre compatto e costituito da uno stroma di tessuto connettivale, che forma la massa dell’organo

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e lo involge al tempo stesso, nel quale si osservano numerose cel¬ lule tondeggianti, a protoplasma granuloso ed a contorni spesso non ben distinti, fittamente addossate fra loro.

Caratteristico ed interessante è il movimento del sangue nel cuore : esso, spinto dal reticolo intestinale , traversando i seni terminali di questo, arriva, dilatando i due seni anteriori laterali visibilissimi nella diastole nel seno postcardiaco che si dilata per accoglierlo: lo sfintere posteriore cardiaco si slarga, per la pressione del sangue che penetra, irrompendo, nel tratto comune del cuore, (nel ventricolo), ed un’onda di sangue invade tutto il cuore: le orecchiette si contraggono allora e, contemporaneamente, si dilata lo sfintere anteriore del cuore, ed il sangue in parte è spinto nel vaso dorsale, ed, in parte, contemporaneamente, per i due tronchi obliqui discendenti, nel vaso ventrale. Non appena è ciò avvenuto, le orecchiette si dilatano di nuovo, lo sfintere anteriore del cuore si restringe, e ritmicamente si dilata lo sfintere opposto, per dare accesso nel cuore alla nuova massa sanguigna accumulatasi, nel frattempo, nel seno postcardiaco.

Per rendermi ben conto della specie di Polyophthalmus trovato a Porto-Torres e determinarla con esattezza, non riuscendo ad orien¬ tarmi sulle descrizioni date dagli autori, ho voluto tentare una revisione delle specie mediterranee del genere finora note (P. pictus Dujard., P. Herenbergi Quatrefag., P. pallidus Clap., P. dubius Quatrefages).E, dall’esame critico comparativo delle diagnosi e delle descrizioni che di queste hanno dato gli autori, che se ne sono oc¬ cupati, e di numerosi esemplari di Polyophthalmus, così locali, come del golfo di Napoli, sono pervenuto a conclusioni molto restrittive sul numero delle specie mediterranee. Perchè ritengo che esse si riducono tutte ad una sola, il P. pictus (. Naias pietà Dujard.), che deve, perciò, attribuirsi, per legge di priorità, al Dujardin che pel primo 1’ ha riconosciuta e descritta e non al Quatrefages, tampoco al Claparède, come hanno erroneamente praticato al¬ cuni autori. Le mie osservazioni s’intendono quindi fatte sul P pictus , del quale devono ritenersi sinonimi : il P. Herenbergi, P. dubius , P. pallidus del Mediterraneo, nonché il P. agilis Quatre¬ fages della baia di Biscaglia, già da molti ritenuto identico, ora al P. pictus (Langherans), ora al P. Herenbergi (Lessona). Come non v’ha dubbio che allo stesso P. pictus debba riferirsi il Polyophtal- mus indeterminato trovato da Keferstein a Messina, in Sicilia, dove Quatrefages rinvenne il suo P. Herenbergi.

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II.

Nelle pietre di calcare fossilifero, delle quali innanzi ho par¬ lato, ho trovato numerosi forellini corrispondenti a tante gallerie decorrenti in tutti i sensi, scavate nella pietra, nelle quali vive un caratteristico Cirratulide di colore variabile dal verde scuro ten¬ dente al giallastro, al verde scuro e verde nero, secondo che il pigmento suo proprio, verde-nero, è più, o meno abbondante, del tutto opaco, o semi-trasparente, quando questo pigmento è pochis¬ simo. Immergendolo nell’alcool, si decolora rapidamente tingendo il liquido in verde smeraldo e poi si annerisce. Esso si forma un tubo fatto da una membranella esilissima di color bruno-scuro - nericcio aderente alle pareti della galleria scavata dal verme, che è difficilissimo staccare da queste, poiché si dissecca presto all’ aria aderendo, così, maggiormente alle pareti della galleria, dalle quali più non si distingue. Queste gallerie sono strette, cilindracee, ora allungatissime, ora brevi, sempre corrispondenti alle dimensioni dell’ ospite che sono variabilissime; potendosi avere degli individui di appena 8 mill. lunghi ed altri grossissimi, e relativamente rari di 25-30 mill. Viste di fronte, le gallerie sembrano dei forellini circolari praticati nella roccia: spaccando questa, secondo capita la sezione, la galleria ora si presenta, ed è l’aspetto più comune, come una fessura, ora come una escavazione più, o meno larga; ed in que¬ sto caso, i margini della frattura sono frastagliati. Le gallerie non sono sempre diritte, ma se ne incontrano anche ripiegate ad an¬ golo più, o meno acuto. L’animale, d’ordinario, giace nelle gallerie ripiegato in due su stesso, come una V; cosicché dal forame ester¬ no della galleria, fuorescono il capo e la parte anteriore, coi rela¬ tivi cirri, e la parte posteriore del corpo, che, a differenza del resto del corpo, che è cilindraceo, è caratteristicamente slargata ed al¬ quanto appiattita restringendosi, poi, alquanto bruscamente, all’e¬ stremità, che termina a cono a punta molto rotondata.

Ho riferito questo Cirratulide alla Dodekaceria concharum de¬ scritta dall’ Oersted nel 1843 , perchè esso corrisponde perfetta¬ mente alla figura ed alla descrizione che ne quest’ A.. Langhe- rans ha creduto di poter stabilire l’identità alla quale già da prima avevano accennato M. Intosh e Marion e Bobretzki doìYHetero- cirrus saxicola del Grube [1855] con la D. concharum. Ma osserva che la diagnosi primitiva generica e specifica, data dal Grube, per la sua forma , differisce da quella di Oersted della D. concha¬ rum che egli modifica alquanto per completarla pel fatto che

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nell’ H. saxicola , secondo Grube, i cirri tentacolari sono dorsali e non ventrali , come sarebbero secondo Ini, nella Dodekaceria. Io ho potuto convincermi della perfetta identità delle due forme di Oersted e di Grube e doversi attribuire la differenza che nota il Langherans , da un lato a) ad imperfetta osservazione da parte del Grube, che ha ritenuti per dorsali i cirri ten¬ tacolari , ciò che del resto non si ricava dalla figura , per vero non molto esatta, che il Grube del capo del H. saxicola , dalla quale, e specialmente a destra, si ricava, invece, che il cirro ten¬ tacolare destro non è dorsale, ma inserito subdorsalmente; b) dal¬ l’altro a non esatta interpretazione dei fatti da parte del Lan¬ gherans stesso, in quanto, i cirri tentacolari in discorso, non sono dorsali, ventrali, ma s’inseriscono lateralmente al capo, im¬ mediatamente dietro il primo paio di cirri branchiali, che sono dor¬ sali, e quindi essi tengono una posizione intermedia e sono, forse, più ravvicinati alla superficie dorsale che alla ventrale del primo segmento del corpo. Alla D. concharum deve anche riferirsi YHe- terocirrus ater Quatrefages, quantunque, dalla figura che dell’estre¬ mo anteriore quest’ A., sembra trattarsi di forma molto dif¬ ferente: essa è senza dubbio falsata, ma, ad esaminarla accurata¬ mente, guidati dalla descrizione, e tenendo conto delle altre ca¬ ratteristiche, vi si riconosce la forma di Oersted. Poiché questa è più anticamente descritta col nome di Dodekaceria concliarum, que¬ sto nome deve aver la precedenza e cadono in sinonimia YHete- rocirrus saxicola Grube e YH. ater Quatrefages. La D. concharum delle coste danesi, descritta da Oersted e ritrovata poi in Inghil¬ terra da Johnston e dal M. Intosh ed a Madera dal Langherans, diventa così una forma che si trova anche nel Mediterraneo, dove invece, non si credeva vi fosse: e, per contro, si riteneva esclusiva del Mediterraneo il sinonimo H. saxicola. Il ritrovamento di que¬ sta forma D. concharum a Porto-Torres allarga il suo habitat me¬ diterraneo, che finora era circoscritto, secondo le conoscenze che si avevano, a Marsiglia, Villafranca, Adria, Lussin e Crivizza.

Il numero dei segmenti del corpo della Dodekaceria è variabile secondo la grandezza dell’animale; prendo per tipo, per comodo di descrizione, un esemplare di 40 segmenti setigeri, più il cefalico e l’anale. Il segmento cefalico è fuso col segmento boccale, formando un grosso cono ad apice tronco e rotondato ed a superficie liscia e levigata : i segmenti setigeri seguenti sono rettangolari, visti di fronte, ed i primi alquanto più brevi degli altri e solcati, più sul dorso che sul ventre, da strie trasversali, più o meno profonde, complete od incomplete, che simulano solchi intersegmentali. Lungo

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il ventre si osserva, nella linea mediana, una rima longitudinale, che comincia dal secondo segmento setigero, dove è ancora indistinta, e decorre evidente fino negli ultimi segmenti, dove si fa di nuovo indistinta e scomparisce del tutto nel segmento anale: questo ha l’aspetto campaniforme, o di coppa subappiattita e capovolta verso il corpo, all’ apice della quale sbocca l’apertura anale. Sulla fac¬ cia ventrale di questo segmento si osserva un lembo sporgente, a margine rotondato, rivolto verso l’estremo del segmento.

Dei cirri tentacolari ho già fatto cenno, ora devo aggiungere che essi s’inseriscono così presso il margine posteriore del seg¬ mento cefalico, che sembrano avere inserzione intersegmentale : sono ristretti di molto alla base, nel punto di loro inserzione , si slargano poi alquanto, subito dopo, e vanno restringendosi verso l’estremo, dove si terminano a punta ottusa; lungo la loro faccia ventrale hanno un solco profondo che decorre, slargandosi nel¬ la porzione slargata del cirro, dalla sua base fino verso l’estremo, dove si termina in rima allungata sotto la punta. I cirri tentaco¬ lari sono più brevi e più grossi dei cirri dorsali; questi sono più esili, di ugual calibro e solo gradatamente restringentisi verso la estre¬ mità. Tanto i cirri tentacolari, quanto i dorsali (branchiali), sono di colore più chiaro del resto del corpo e molto trasparenti: d’ordinario hanno colore verde giallastro, ma possono essere colorati in ro¬ seo, più o meno, intenso, secondo il grado d’iniezione dei vasi san¬ guigni che contengono; ed, in tal caso, spiccano in rosso sul verde nero del capo e si ha così riprodotta la figura dell ' Heterocirrus ater di Quatrefages, nella quale però il pittore ha esagerato di troppo il tono della tinta rossa dei cirri. I diversi A. non sono d’accordo sul numero di paia delle appendici dorsali della Dodekaceria: Oersted ne conta 5-6paiaeda questo massimo numero, si passaaquello minimodi due solamente, constatato da Langherans. Dall’esame dei miei molti e- semplari mi son convinto nulla esservi di più variabile e meno co¬ stante del numero dei cirri dorsali: ne ho contati un massimo di 10 paia ed un minimo di tre; più frequentemente se ne trovano da 4-6 paia. Questi cirri, per altro, non sono tutti eguali essendo le paia anteriori più lunghe; le ultime paia sono brevi; brevissime, poi, sono sempre quelle dell’ultimo paio, che sembrano dei moncherini, o gem- mette allungate ; e, secondo io penso, sono dei cirri che non ancora hanno raggiunto il loro completo sviluppo, dei cirri, cioè, di nuova formazione che danno ragione di credere possibile il trovare indivi¬ dui con numero anche maggiore di cirri, perchè la facoltà di gemmarli non sembra ristretta solo ai pochi primi segmenti. Dal che ne segue che è impossibile determinarne il numero di paia, carattere sul

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quale (6 paia, 12 cirri) si era fondato l’Oersted per creare il suo gen. Dodekaceria(ex SwSsxa duodecim, et xépata antenna). Il maggior numero di paia di cirri branchiali è una condizione indipendente dalla grandezza dell’individuo, e, d’ordinario, non è stato nei più grossi individui che ho osservato il numero maggiore di paia di cirri branchiali. Questi cirri, a differenza di quelli del primo paio, che sono inseriti alla stessa altezza dei cirri tentacolari e vicinissimi a questi, s’inseriscono nei segmenti setigeri, dietro i parapodii, vale a dire, ad un livello più basso di questi nell’altezza del segmento, e ravvicinati al margine posteriore del segmento.

Lungo il corpo vi sono, nelle due serie parapodiali, setole e gancetti : le prime sono aciculari, molto lunghe e più o meno ri¬ curve a falce lunare alfapice , sono slargate nel terzo superiore libero e ristrette in punta finissima all’ apice : i gancetti hanno aspetto molto caratteristico ed alcuni, gli anteriori, hanno punta nettamente a gancio, altri, i posteriori, hanno il gancio poco pun¬ tuto senza dente inferiore ed appiattito così da ricordare un cuc¬ chiaio; d’ordinario i gancetti non sono tutti trasparenti, ma hanno tutta l’asta colorata in bruno ocraceo molto carico: colorazione che si osserva qualche volta anche nelle setole quando queste si tro¬ vano insieme ai gancetti in certo numero di parapodii. Nei primi segmenti setigeri, fino al sesto, vi hanno sole setole riunite in più, o minor numero, a formare i fascetti parapodiali: nel sesto seg¬ mento, nelle due serie ventrali, alle setole subentrano fascetti di gancetti fra i quali, come sempre, è distesa una laminetta cutanea calottiforme: nel settimo segmento, anche nelle serie dorsali, alle setole si sostituiscono i fasci di gancetti , che, come nelle serie ventrali, sono or più, ora meno in numero in ciascun fascio. Le due serie parapodiali di ciascun lato decorrono così a gancetti fino al 29° segmento e da questo in poi, nei fascetti parapodiali, si trovano insieme gancetti ( in minor numero ) e setole fino al¬ l’ultimo segmento, preanale, setigero.

Il sistema nervoso è addossato all’ectoderma, il cervello non è, perciò, isolato nella cavità del segmento cefalico : esso è si¬ tuato nella parte anteriore del detto segmento, all’ altezza della bocca. Vi si distinguono, dorsalmente all’esofago, due grossi lobi laterali cerebellari uniti fra loro da breve e larga commessura, da ciascuno dei quali parte, lateralmente ed inferiormente, un breve e largo cordone nervoso che, ispessendosi lungo il suo decorso verso il ventre del segmento, seguendo la curva dell’ ipoderma, alla quale è addossato, forma, lateralmente alla porzione iniziale del tubo digerente, una massa ganglionare, ravvicinata al lobo ce-

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rebellare corrispondente: questa si prolunga, poi, in un cordone che, nella faccia ventrale, dietro la faringe, s’incontra con quello del lato opposto, fondendosi insieme, in una massa unica, dalla quale si diparte il cordone nervoso ventrale. Non esistono occhi ed or¬ gani speciali di senso: non ho riconosciuto, difatti, la presenza di fossette vibratili, descritte in altri Cirratulidi.

La bocca è ventrale, subterminale , imbutiforme : è limitata posteriormente da un labbro inferiore semicircolare a margine alquanto ispessito e pieghettato, e, lateralmente, da due lobi cuta¬ nei che si ravvicinano nella linea mediana della bocca e si incon¬ trano , sovrapponendosi per il loro margine inferiore , e sono accolti ed abbracciati dal labbro inferiore. Dietro e sotto il labbro inferiore trovasi il bulbo faringeo, ovoidale-allungato, che è in¬ volto ed incuneato in una tasca faringea formata dall’epitelio boc¬ cale inferiore che lo ricuopre. L’esofago decorre esile, ristretto fino al settimo segmento setigero, dove poi si slarga a formare l’ in¬ testino medio, che decorre largo e varicoso fino al segmento 16, e qui comincia gradatamente a restringersi fino al ventunesimo segmento, nel quale si continua, poi, nell’intestino posteriore. Questo è largo quasi quanto 1’ esofago e conserva lo stesso calibro fino al segmento 39, nel terzo anteriore del quale, si restringe di molto per sboccare alfesterno nell’ apertura anale , col suo estremo ri¬ stretto ad imbuto. Mentre l’esofago e Y intestino terminale sono chiari, colorati in giallo pallido, od hanno un colore verdognolo, l’intestino medio è, invece, molto scuro e di color giallo scuro, o mattone, per un caratteristico pigmento contenuto nelle cellule del suo epitelio.

L’ apparecchio circolatorio è sul tipo di quello dei Cirratu¬ lidi, ma più complicato assai che negli altri, specialmente pel suo modo di comportarsi nel segmento cefalico, per il che non posso .qui riassumerne la descrizione. Esiste un seno sanguigno periintesti¬ nale, spesso molto evidente, dal quale al 10° segmento setigero si origina il vaso dorsale che, largo alla sua origine, va restringen¬ dosi nei segmenti anteriori e diventa esile nel primo setigero e nel cefalico; nel terzo anteriore esso si biforca in due rami per costi¬ tuire il complicato apparecchio di vasi del capo, al quale ho in¬ nanzi accennato. Lungo il vaso dorsale, nel suo lume, si osserva il corpo cardiaco , che si estende dalla origine del vaso fino al primo segmento setigero, formato da un unico cordone che, largo, dove è largo il vaso dorsale, si restringe e diventa un esile cor¬ doncino, che va attenuandosi nei segmenti anteriori, prima di scomparire del tutto nel primo segmento setigero come ho detto.

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Il corpo cardiaco è colorato in bruno nero da un fitto pigmento scuro cbe si riconosce facilmente nella sua massa.

Gli organi segmentali non differiscono essenzialmente da quelli degli altri Cirratulidi: essi si estendono dal primo a tutto il terzo segmento setigero e si aprono allo esterno nel primo, ventral¬ mente. L’ imbuto interno appartiene al dissepimento che separa il segmento cefalico dal primo setigero: esso quindi si apre nella parte posteriore del segmento cefalico-boccale.

La Dodekaceria concharum è ermafrodita ; poiché gli organi maschili precedono nello sviluppo di molto i femminili, nello stesso animale (sia nei singoli segmenti, che nella serie di questi), onde possono trovarsi degli individui del tutto maschi, nei quali appena cominciano le uova a manifestarsi e di quelli nei quali queste sono numerose e grandi e gli organi maschili in grande riduzione e quasi scomparsi io credo di poter concludere che in questo Cirratulide vi ha un caso di ermafroditismo prote- randrico. Gli ovarii e testicoli, per gruppetti, aderiscono alla pa¬ gina inferiore dei dissepimenti a destra ed a sinistra della lamina mesenteriale ventrale. Le uova, che sono scure verdastre, cominciano al 16° segmento setigero.

Sassari, 30 di Giugno del 1895.

Osservazioni sulla gestazione, sul parto e su gl’in¬ vogli fetali di alcuni Chirotteri nostrani. Nota di Fr. Sav. Monticelli.

(Tornata del 11 agosto 1895)

Presso Sassari, nel luogo detto Scala di Griocca , vi ha, poco oltre la mezza costa di un monte, che limita il vallone dove scorre il rio Mascari, una grotta, grande, profonda, tanto che non se ne conosce ancora Y estensione; ma si suppone considerevole. Essa è fatta di numerose gallerie, che decorrono in vario senso ramifìcan- tisi , ed or si slargano di tratto in tratto a formare ampie ca¬ verne, or si abbassano e restringonsi a cunicoli stretti e tortuosi. Questa grotta dicono dell’ inferno , e nome meglio appropriato non saprei di questo, tanto essa è orrida, per quanto in uno mae¬ stosa all’aspetto. Vi si accede da un’ampia e bassa bocca ad arco acuto che immette in una spaziosa caverna, rifugio di armenti e di pastori, a sinistra della quale si inizia la galleria che mena al profondo. E qui comincia il piano ad abbassarsi e sollevarsi a misura che vi si interna, cosicché s’incontrano, percorrendola, fre¬ quenti e profondi valloni ed erte più, o meno ripide e faticose, salti e precipizii.

Umida è questa grotta, che è un vero labirinto , dove è assai facile lo sperdersi per non rivedere più la luce del sole, se non si è guidati da persone pratiche del luogo. Gocciola l’acqua dalle sue pareti ed in più punti si osservano grosse stalattiti e sta¬ lagmiti.

In questa grotta, ricchissima di guano, del quale tanto ve n’ha raccolto in certi punti da affondarvi dentro, vivono numerosi colom¬ bi, per vero limitati alla prima caverna e galleria, e numerosissimi Chirotteri che si estendono fin nel più profondo di essa. Ho vi¬ sitato, nei primi dello scorso giugno, questa grotta per raccogliere di questi ultimi per la collezione faunistica locale del Museo Zoo¬ logico della Università di Sassari, e questa mia escursione rn’lia porto occasione di procacciarmi dell’importante materiale per lo sviluppo dei Chirotteri, e di fare sulla gestazione, sul parto e su gl’invogli fetali di questi alcune osservazioni, che voglio ora bre¬ vemente comunicarvi.

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Ho raccolte in questa grotta quattro specie diverse di Ohirot- teri e non pare in quell’epoca ve ne fossero di altre, sfuggite alle mie diligenti ricerche. Non tutte e quattro le specie erano così numerose in individui , alcune essendo numerosissime ; tutte viventi alla stessa profondità : essendo alcune più, altre meno in¬ ternate. Nelle prime gallerie ho trovato il V. murinus Linn. in numerosi esemplari isolatamente attaccati alle pareti ed alla volta, e pochi e rari individui di Vespertilio Capaccinii Bonap. ( V. Blasii Kolenati, Major). Più oltre progredendo, raccolsi numerosi Rhino- lophus euryaleVVeiS. ancor essi aggrappati sporadicamente alla volta ed alle pareti. Più oltre ancora, dove più profonda era la grotta, raccolsi, a retini pieni, il Miniopterus Sdir eiber sii.

Questi tapezzavano a grandi chiazze di numerosissimi indivi¬ dui qua e le pareti delle gallerie più recondite ed erano tal¬ mente e fittamente addossati l’uno all’altro, da formare una massa compatta; e con le loro testoline ravvicinate, dal fine e folto pe¬ lame, ricordavano dei cuscini di velluto attaccati alle pareti. Ho constatato altrove la convivenza dei V. murinus coi Minio tteri (Matera, grotte) e ciò è stato anche osservato, da altri, come pure la convivenza dei Miniotteri coi Kinolofi , che anch’ io ho trovati insieme nel sepolto teatro di Ercolano (Resina) ed in due specie diverse del genere (R. euryale Blas., R. hipposideros Bechst.), ma è la prima volta che mi è dato di trovare nella stessa grotta coi Rinolofì e Miniotteri e col Vespertilio murinus , il Vespertilio Capaccinii , che il Doria x) ha trovato in compagnia dei Miniot¬ teri nella grotta Bocca Lupara presso Spezia.

Tutti gli individui delle quattro specie sunnominate da me rac¬ colti, erano femmine e tutte gestanti, in uno stato più, o meno avanzato. Alcune poche ( Rhinolophus ) avevano già partorito, ciò che si rilevava evidente dalle condizioni dell’ utero, quantunque non avessero piccoli attaccati alle mammelle. Questa osservazione conferma quella fatta già da molti autori su varie specie e diverse di Chirotteri nostrani, dell’ assenza, cioè, dei maschi e della loro scomparsa, dove prima v’erano, nelle caverne, nelle grotte e do¬ vunque si raccolgono e riuniscono le femmine gestanti. Però io non posso asserire , nel caso mio , che di maschi non ve ne fos¬ sero del tutto, chè mi è occorso di vedere, molto in alto, attaccati alla volta due individui di V. murinus V uno accanto all’ altro,

9 Doria G. Res Ligustica e. I. I Chirotteri trovati finora in Liguria. Ann. Museo civico, Genova (2), Voi. IV, 1887.

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o meglio T uno contro l’altro, ventre a ventre, petto contro petto da formare un tutto solo, che senza dubbio dovevano essere una coppia nell’ atto della copula, data la posizione loro reciproca ed il fatto che il Fatio l) (p. 28) dice appunto avvenire in tal modo 1’ accoppiamento dei Chirotteri nostrani ed il Rousseau 2) così lo descrive nel V. murinus. Nel quale egli avrebbe osservato, ciò che non trovo da altri confermato, anche per altre specie, che « au moment de la crise fecondante, une attaque épileptique s’em- pare de ces deux animaux qui quittent prise en tombant près de terre ». Anche nei Rhinolophus il Duval 3) (p. 135) ha osser¬ vato 1’ accoppiamento avvenire in tal modo ed egli cerca di spie¬ gare perchè nei Microchirotteri si compia in tal maniera , per la presenza, cioè, dell’ uropatagio che impedisce 1’ accoppiamento possa compiersi modo ferarum. Giustissima osservazione questa, che trova conferma nel fatto, che nei grandi Chirotteri frugivori, nei quali 1’ uropatagio non è integro e le gambe sono libere fra loro» secondo la particolareggiata descrizione che il Wunderlich 4) (p. 79) dell’accoppiamento della Cynonycteris collaris , questo si compie, appunto , con la soprapposizione del maschio alla femmina, modo ferarum. Quanto ho detto dimostrerebbe evidente la presenza di qualche maschio nel gineceo di gestanti e di femmine non ancora fecondate. Non potetti raccogliere il maschio che sfuggì al retino, mentre ghermivo la coppia, ma mi rimase la femmina (un giovane individuo), che, morta per via, dovetti mettere in al¬ cool e si confuse con le altre specie e non potetti quindi altro con¬ statare. Il fatto di un accoppiamento primaverile nei Chirotteri non è nuovo: esso era prima ritenuto la regola, ed il Kolenati 5) (p. 37) ed il Rousseau (op. cit.), per citare alcuni dei parecchi autori e trattatisti che riportano la cosa, erano, difatti, d’ opinione, in base a proprie osservazioni (Rousseau), che i Chirotteri nostra-

J) Fatio Y.— Faune des Yertébrés de la Suisse. Voi. I, 1869.

2) Rousseau E. Mémoiresur la Chauve-s o uris commune, dite Murin. Magaz. de Zoologie de Guerin - Meneville 1839 , che cito dal Maissoneuve. Traitéde l’Ostéologie et de la myologie du Vespertilio mu¬ rinus e t c . Paris 1878, p. LXXII, LXXIII.

3) Ddval M. - Sur l’accouplement des Chauves-sonris. C. R. Soc. Biolog ., 23 Février 1895, p. 135 .

4) Wunderlich L. Die Fortpflanzung der Flughunde ( Cyno¬ nycteris collaris. Illg. und Pteropus medius Temn) im Zoologischen Gar- ten zu Koln. Der Zoolog. Garten, XXXII Jalirg. 1891, p. 78-82.

5) Kolenati F. A.— B e i t r a g e zur N aturgeschich te der Europài- schen Ghiroptern. Dresden 1857.

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ni s’ accoppiassero in primavera ed al principio di questa, al de¬ starsi cioè, dal letargo invernale. Finche il van Beneden 4) (p. 18) non dimostrò nel 1875, confermando l’osservazione di Pagenstecker 2) che aveva fin dal 1859 constatato nelle femmine ibernanti la pre¬ senza di spermatozoi riempienti Y utero (p. 194) che la regola, invece, è l’accoppiamento preinvernale, ciò che fu riconfermato da molti altri autori (Beneke, Eimer, Fries, Robin, Beneden 1880), ed è assai facile di poter constatare. Ora, pur ammettendo, come re¬ gola, l’accoppiamento preinvernale, osservazioni dirette ed indirette provano, che può aversi un accoppiamento primaverile; che Duval (loc. cit. ) ha potuto constatare e descrivere 1’ accoppiamento di alcuni Rinolofì avvenuto sotto i suoi occhi, in maggio, e già Robin3) (p. 88) e Yogt 4) (p. 655) avevano concluso, che oltre l’accoppia¬ mento autunnale poteva esservene un altro supplementare nella pri¬ mavera seguente, per i Rinolofì (Robin e Yogb) e per il V. mu- rinus (Vogt), per le femmine che non avevano trovato maschi in autunno (Yogt), o per i giovani dell’ anno (Robin, Yogt). E le re¬ centissime osservazioni di Rollinat e Trouessart 5) ( p. 54 ), sulle condizioni di grande attività degli organi genitali maschili du¬ rante 1’ ibernazione su parecchie specie adulte che confermano quelle di Yogt fatte su giovani individui di V. murinus e Rino¬ lofì— hanno fatto concludere a questi autori, ancora dippiù genera¬ lizzando, che il periodo genitale non è limitato all’autunno, ma dura dall’ autunno alla primavera; e che esso è interrotto, almeno per quanto riguarda i rapporti sessuali, dalla ibernazione. Secondo que¬ sti autori, 1’ attività dei genitali maschili, nel sonno invernale, ser¬ virebbe allo scopo di poter fecondare, in primavera, le giovani femmine dell’ anno, che non potettero essere fecondate in autunno. La mia surriferita osservazione porterebbe un contributo di fatto a questa conclusione, ma, finora, è un fatto isolato e vuol conferma .

9 Beneden É. van.— L a maturatimi de l’oeuf, la fécondation et les premières phases du développement embryonnaire des mammifères d’ après des recherches faiteschez le lapin. Bull. Ac. Belg. (2) Tom. XL, n. 12.

2) Pagenstecker A. U eber die Begattung der Vesperugo pipistrellus. Verhandl d. naturhist. med. Vereins zu Heidelberg. Bd. I, n. 6, 1859, p. 194.

3) Robin A. S ur l’époque de l’accouplement des Ohauves- souris , Bull. Soc. Philom. 1881 (7) Tome IV, p. 88-90.

4) Yogt C. R echerches sur l’embryogénie des Chauves-sou- r i s . C. R. Ass. frang. pour Varane, des Sciences , Congrès d'Alger 1881 , p. 655.

5) Rollinat R.— Trouessart. Sur la reproduction des Chéiropté- r e s. 0. R. Soc. Biolog. Tome II, 1 Février 1895 , p. 53-54.

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Io mi propongo, potendolo, di fare nuove e possibilmente nume¬ rose osservazioni e ricerche in proposito , nel prossimo inverno , per verificare 1’ esattezza delle conclusioni di Rollinat e Troues- sart, le quali, per altro, se confermano 1’ accoppiamento supplemen¬ tare ammesso dal Vogt, non infirmano la regola dell’ accoppia¬ mento preinvernale. In favore del quale, oltre i fatti osservati dal van Beneden e dagli altri A., parlano ancora altri, ed è lo sviluppo maggiore e la cresciuta attività delle glandolo odoranti-facciali, per le specie nostrane non in primavera, ma, appunto, in autunno, a cominciare dal settembre, epoca nella quale nelle caverne e nelle tane si trovano maschi e femmine mescolati; mentre, come tutte le osservazioni, fatte finora provano, è raro trovar dei maschi in primavera fra le numerose femmine che popolano i rifugi dei Chi- rotteri nostrani.

Essendo i Vespertilio murinus tutti in uno stato assai avanzato di gestazione, alcuni partorirono durante la notte, che seguì la loro cattura e trovai il mattino dopo i piccoli liberi ed aderenti alle mammelle materne altri durante il giorno seguente, permetten¬ domi così di seguire il processo del parto che si svolse sotto i miei occhi, nella gabbia, nella quale io li aveva rinchiusi. Come avvenga il parto nei pipistrelli nostrani è stato descritto minuta¬ mente dal Danieli 2) nella Vesperugo noctula (1835), dal Kole- nati(op. cit. pag. 37) nel 1857 per il Plecotus auritus , dal Jobert 3)

9 Monticelli Fr. Sav.— Sulle gl and ole facciali dei Chirotteri. Riv. Italiana Se. Nat. Anno II , 1886 , Napoli.

Sui cuscinetti glandolali perianali dell , Eonycteris spelaea Dobs. Atti R. Acc. Se. Napoli (2) Voi. IV, n. 3, 1893 , pag. 7-8 nota (riguardo le glandole facciali).

Il Rousseau, che ha rinvenuto le glandole facciali già descritte fin dal 1813 dal Tiedmann nei Vespertilionidi nei Phyllostomi e Rhinolofì, e le descrive come nuovo trovato [ chè ignorava, pare, il lavoro del Tiedmann ], dice d’a¬ verle osservate anche nella Roussette ( Pteropus sp ?). Cosicché queste glandole si troverebbero non solo nei Micro chirotteri , ma ancora nei Megachirotteri, ma ciò merita conferma (Rousseau. D’un appareil glanduleux dans les Chauv es-Sour is. C. R. Acc. Roy. Se. Paris. Seanee 30 Juill. 1893).

2) Daniell.— Sur les moeurs et l’économie de deux espèces de Chauve-Souris ( Vesp. pipistrellus et V. noctula) VInstitut. 1835, n. 112 p. 215 (Ho letta la traduzione tedesca in Froriep. Notiz. Bd. 45, n. 973 , 1835 p. 69-70.

3) Jobert M. Etudes d’Anatomie comparée sur les organes du toucher chez divers mammifères, oiseaux, poissons et insectes. Ann. Se. Nat. Zool. (5) Tome XVI, art. 5, pag 3-10 1872.

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(pag.139) e dall’Ercolani *) (pag. 585) per il V. murinus, ed osservato più recentemente dal Duval nel V. murinus , o Rhinolophus? 2) (pag. 108) che ha potuto vedere « la parturition s’accomplir ou du moins s’achever sous nos yeux, à l’ouverture de la boìte » nella quale ri¬ ceveva i pipistrelli. Nei pipistrelli esotici (sp. gen.?) lo ha illustrato il Blake 3) (p. 450). Tanto il Danieli ed il Kolenati , quanto il Jobert, e questi ne descrive il processo, dicono ed asseriscono che la madre taglia coi denti il cordone ombelicale, per mettere in li¬ bertà il feto, ma nessuno dei due descrive ed ha visto l’uscita della placenta dal corpo materno; ed il Jobert scrive di non aver potuto trovarne traccia e suppone che possa essere stata divorata. Ciò che già aveva asserito 1’ Aldrovandi , come si rileva da un passo di questo autore riportato dall’ Ercolani, nel lavoro sopracitato, che mi piace di poter rimettere in luce , poiché le sue osservazioni esatte e coscenziose sono state ignorate , o dimenticate da tutti quelli, che, dopo di lui (1878), si sono occupati in un modo, o nel- 1’ altro della embriologia del V. murinus. Anche il Danieli scrive che la madre mangia la placenta 4). Ma l’Ercolani dice di non aver potuto constatare un tal fatto, pur osservando che gl’invogli fetali e la placenta non sono emessi col feto nell’atto del parto, e sog¬ giunge che più volte gli occorse di vedere « femmine, che da più ore avevano partorito, coi piccoli attaccati alle mammelle e col fu¬ nicolo ombellicale ancora intatto unito alla placenta contenuta ancora nell’ utero, come se la natura adoperasse questo mezzo di sostegno per impedire la caduta dei feti nei primi momenti che vengono alla luce. Che i piccoli poi, dopo un tempo non lungo, non abbiano più bisogno di stare attaccati al corpo della madre e sieno così forti e vigorosi da usare dei loro arti posteriori e degli unghioni, che hanno nel pollice degli arti anteriori, per muoversi ed attaccarsi, ne raccolse pruova il mio assistente, che per più giorni allevò con latte di vacca giovanissimi pipistrelli, che stavano attac-

*) Ercolani GL Osservazioni sopra alcuni costumi del V. mu- rinus L., e ricerche comparate sulla pelvi e sul parto di questo animale. Mem. Accad. Scienze Bologna (3) Tomo IX, 1878, p. 576-608 , ta¬ vole 3.

2) Duval M.— E tudes sur l’embryologie des Chéiroptères* Journ. de VAnat. et Phys. ecc. XXXI , An. 1895 , p. 93-161, PI. III.

3) Blake H. A. Note1 on thè parturition of a West-India n. B a t . Proc. R. Soc. Dublin , p. 449-450, 1885.

4) Egli infatti scrive (loc. cit.) che la madre, dopo aver curata la prole, si mise a tagliare il cordone ombelicale ed a divorare la placenta , che non ci dice come e quando ed in che modo era uscita dall’utero materno.

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cati o si muovevano aggrappandosi ai ferri della gabbia nella quale erano rinchiusi » . Ma il nostro A. non dice come questi piccoli V. murinus si erano liberati dal cordone ombelicale, parla dell’uscita della placenta. E già prima dell’ Ercolani questo fatto, del restare il feto legato alla madre pel cordone ombelicale, era stato notato dal Danieli (op.cit.) nella V.noctula. Anche il Blake ha recentemente osservato che, tre ore circa dopo il parto, il feto della specie da lui esaminata, era ancora attaccato al cordone ombelicale della ma¬ dre ed « apparently sucking thè mother » ma non gli riuscì di vedere altro fino a sette ore dopo il parto « when on loocking at thè bat I saw that thè placenta had just come away and was being eaten by thè mother, who let nothing fall » . Ma al Blake, come si vede, neppure è riuscito, di osservare il modo come il feto si libera dal cordone ombelicale. Egli ha però notato che, dopo il parto, du¬ rante il tempo che il feto era attaccato alla madre: « The mother

began to bite at thè umbilical cord . resting at times as if exhau-

sted. She continued this until half past one, biting away small portions ». Io non so dire se nei V. murinus , partoriti nella notte dei quali ho trovato i piccoli aderenti alle mammelle, od alle pareti della gabbia con cordone ombelicale rotto, ma abbastanza lungo e quasi rigido per disseccamento il parto si sia compiuto diversa- mente, ma il processo svoltosi sotto i miei occhi è diverso alquanto da come lo descrivono Jobert e Kolenati, per quel che riguarda il cordone ombelicale; circa il quale sono più esatte e minute le osser¬ vazioni di Ercolani e di Blake.

I V. murinus partorienti si erano attaccati con le unghie dei pollici e con quelle dei piedi alle pareti della gabbia, o cassa, nella quale li avevo rinchiusi: avevano le gambe raccorciate, la coda ritorta verso il ventre, tirando, con questa posizione di gambe e della coda l’uropatagio verso 1’ addome, così da costituire una larga e rac¬ colta borsa che è destinata ad accogliere provvisoriamente il feto alla sua uscita dalla vulva, e perchè il feto non possa cadere, qua¬ lora non fosse in tempo ad aggrapparsi alla madre. Il parto si compì felicemente , come è stato dagli altri e per altri ancora descritto, v’ insisto di sopra. Durante il breve tempo di esso, le pareti dell’addome materno si contraevano e la madre tremava tutta* tremito che osservai anche pxima del parto e che continuò ancora per molto tempo dopo del parto nell’unico individuo che mantenni in vita fino al giorno seguente, avendo presto sacrificato gli altri per esaminarne 1’ utero. Ho, per altro, anch’io constatato che dopo il parto le madri restano esauste. Uscirono dalla vulva prima le e-

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stremata posteriori, poi le anteriori ed il feto si muoveva diggià a- prendo le ali e cercando di aggrapparsi alla madre, quando, all’ul¬ timo, venendo fuori il capo, secondo ha descritto 1’ Ercolani , uscì fuori l’apice del muso 1). lo mi aspettavo che la madre, dopo aver cu¬ rata e leccata la prole, ciò che non ho sempre visto, avesse cercato di mordere, o tagliare il cordone ombelicale, secondo la regola ge¬ nerale (come dicono Jobert e Kolenati). Ma ho visto, invece, che ciò non ha fatto, ed il piccolo neonato che si arrampicava lungo l’ad¬ dome materno, per attaccarsi alle mammelle come è stato osser¬ vato avvenire in tutti i Chirotteri nostrani ed esotici, Micro e Megachirotteri da moltissimi autori a cominciare dall’ Aldrovandi (v. Ercolani) , dei quali alcuni hanno pure descritto come forte¬ mente si attacchino all’addome materno con le loro unghie, tanto che le madri ne risentono dolore 2). aveva ancora integro il cor¬ done ombelicale che lo legava, attraverso la vulva, alla placenta rimasta nell’ utero della madre. Naturalmente , questa condizione di cose determinò subito uno stiramento del cordone ombelicale, ciò che di conseguenza importa lo strozzamento, per distensione, dei vasi ombelicali, nei quali si determina poi subito 1’ atrofia, per il graduale e relativamente sollecito disseccamento del cordone ombelicale esposto all’ aria; disseccamento che comincia poco alla volta, dal mezzo verso l’embrione; cosicché questo piglia un aspetto giallastro e vitreo.

E questo disseccamento è dovuto alla solidificazione del connet¬ tivo mucoso, della cosiddetta gelatina di Wharton,che si gelatinizza ai che devesi l’aspetto giallo-j alino, trasparente, vitreo del cordone innanzi accennato che essendo più densa intorno ai vasi ed in mezzo a questi, solidificandosi, li oblitera del tutto, ciò che, natu¬ ralmente, assicura la cessazione di ogni rapporto fra madre e feto. Questi restò attaccato alla madre pel cordone, ombelicale quattro e più ore ( secondo gli individui ), aggrappandosi al corpo della

Ù Ercolani anche una figura del modo di uscita del feto a termine di V. murinus attraverso V escavazione della pelvi (Tav. I, fig. 10).

La mia osservazione conferma quella degli altri autori , cosicché l’uscita del capo all’ultimo sembra costituire la regola nei Chirotteri ; solo il Danieli pare che abbia osservato il contrario come si rileva dalla sua descrizione per vero non molto precisa su questo punto. Dopo aver parlato dei preparativi del parto egli scrive difatti. « Nach wenigen Augenblicken kam die Schnauze (del feto) zum Vorscheine, und nach etwa 5 Minuten war der ganze Kopf sichtbar ».

2) Pouchet. Sur les moeurs des Ch au ves-sou ri s. C. R.Acc. Paris 1842, Tome 14, p. 239-332.

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madre: e prima ancora di fissarsi alle mammelle, come ho detto, movendosi per raggiungerle, stirava il cordone sempre piu, favo¬ rendo, così V ostruzione dei vasi di esso. Dopo le quali quattr’ore, o più, venne fuori dall’ utero la placenta , con gl? invogli fetali. Questa rimase attaccata ancora e pendente dal cordone ombelicale per molte ore (5-6), finché questo, resosi fragile col continuo e pro¬ gressivo disseccamento, non si spezzò in un punto di minore resi¬ stenza, più verso 1’ embrione, e la placenta, con il relativo pezzo di cordone ombelicale, cadde al fondo della gabbia, restando l’altro moncone, irrigidito, ancora attaccato al neonato, sul quale è persi¬ stito ancora per qualche giorno, riducendosi sempre in volume e lunghezza per disseccamento e torsione su stesso.

Questo processo ho potuto ben seguire, perchè in uno dei casi osservati, non appena ho visto pendere dalfembrione la placenta, ho isolato il piccolo dalla madre ed ho fatto, che si attaccasse al coverchio della gabbia per meglio osservare quel che avveniva. Ditornando sul fatto osservato, pur non potendo asserire che esso costituisca la regola nei Chirotteri nostrani, e pur volendo tener conto dell’ obbiezione che mi si potrebbe fare non molto giusti¬ ficata pel numero dei casi da me osservati che la madre non ha tagliato il cordone perchè esausta, come ho detto, dal parto, ne ri¬ sulta sempre, a parer mio, una deduzione non priva d’importanza. Ed è, che non è necessario ed essenziale che, per assicurare il feto, interrompendo i suoi rapporti vascolari con la madre , questa rompa il cordone coi denti, strozzandone così i vasi; perchè , a questo scopo, sopperisce la distensione del cordone, con la uscita del feto, ed il suo disseccamento all’ aperto come iunanzi ho de¬ scritto. La madre coi denti e la bocca , afferrando il cordone , come hanno osservato gli altri autori citati non farebbe, secondo il mio modo di vedere, che facilitare lo stiramento del cordone ed, in conseguenza, accelerarne il disseccamento, e cercare di fa¬ vorire 1’ uscita della placenta.

La rottura del cordone, che ne può derivare, secondo descrivono gli altri, non è un fatto intenzionale della madre, ma puramente e meramente occasionale. Sarebbe interessante osservare se quanto ho osservato nei Chirotteri trovi riscontro in altri mammiferi, nei quali è risaputo la madre taglia il cordone ombelicale, per vedere se è veramente il taglio che determina la cessazione dei rapporti intimi tra madre e feto. Dalle cose dette si rileva evidente che io non ho visto che la madre divori la placenta, ma Tasserzione del Danieli è molto esplicita in proposito per negare assolutamente che ciò possa avvenire, come afferma l’Aldrovandi ed altri pen-

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sano e dicono , I piccoli feti escirono alla luce con gli occhi erme¬ ticamente chiusi e non vi si scorgeva affatto la rima palpebrale : rima palpebrale che si scorge, invece, chiaramente negli embrio¬ ni di Miniopterus Schreibersii anche in uno stadio meno prossimo all'uscita dall’utero. Le orecchie avevano ripiegate al capo ed e- mettevano un grido assai caratteristico ed abbastanza forte, che ricorda un poco quello della cicala, ma a ritmo più lento, e più acuto. Erano essi completamente nudi sulla faccia ventrale ; sul dorso erano alquanto più scuri e vi si osservava una leggerissima e rada peluria aderente alla pelle : avevano la prima dentizione come la descrive il Rousseau x) che per primo ha studiata la pre¬ senza di essa nei feti dei Chirotteri contenuti nell’utero ri¬ spondente alla formola -y- -L-. I singoli denti sono minu¬ tissimi : emergono sopra tutti i canini, i quali solo si distinguono nettamente a prima giunta dalle gengive. Seguono, in ordine di sviluppo, gl’ incisivi e poi i molari. Nella mascella superiore, i due incisivi di ciascun lato sono tricuspidi, il più interno ha le cuspidi più lunghe e falciformi; i canini caratteristici, molto puntuti, a punta di lancia ; i due premolari brevi, bicuspidi. Nella mascella inferiore caratteristica è la disposizione degl’incisivi inseriti obli¬ quamente e convergenti dai due lati verso il centro della mascel¬ la; essi sono tricuspidi a cuspidi tubercoloidi: i canini tricuspidi, di queste una breve, tubercoloide, l’ altre due acute falciformi, ri¬ volte l’una contro 1’ altra come formanti un gancio ; i premolari brevi, subappiattiti, tricuspidi a cuspidi lunghe ed apice subroton¬ dato. Fra i canini ed i premolari, tanto nella mascella superiore, quanto nella inferiore, vi ha un diastema, più accentuato assai nella mascella inferiore. In entrambe le mascelle, nella gengiva, dietro e sotto il canino di ciascun lato, si trova già, in avanzata formazione, il canino definitivo della se.conda dentizione. Questa è la prima dentizione di un feto a termine; nei feti meno avanti racchiùsi nell’utero, i premolari non sono ancora fuorusciti dalla gengiva.

In tutti i V. murinus gravidi, da me osservati, ho trovato sem¬ pre un solo feto, come un solo ho trovato nei molti Miniopterus esaminati, come uno solo ne hanno sempre trovato nello stesso V. murinus l’Ercolani ed il Duval, ed uno solo se ne trova nel Rhi-

l) Rousseau E. Sur la première et la seconde dentition du Ve¬ spertilio murinus. C. U. Ac. Paris, Tome VI , 1838, p. 334-355.

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n olophus (v. pure Pouchet e Duval) e nel V. pipistrelli^, Plecotus auritus ed altri fra i nostrani, ed uno pure, a quanto pare, se ne trova nei Megachirotteri 1). E vero che molti autori parlano della presenza di due feti in alcuni dei chirotteri nostrani, (V. mettila V. Kuhli), ma io credo si possa ritenere che l’unicità di portata sia la regola, tantoppiù che non sono di accordo gli autori nelle loro os¬ servazioni nelle specie dove affermano esservi gestazione duplice. Nella V. mettila p. e. il Daubenton 2) (p. 397, 398) dice che vi sono « quelquefois deux foetus à chaque por tèe. Lorsqu’il y a deux foetus d’un noctule, il sont placés l’un à còte de l’autre et ils ont eco. »: il Danieli invece ne osserva sempre un solo; Yogt (op. cit.) afferma che ne porta due e su dodici femmine esaminate « cinq avaient deux embryons ». Dal che si può, credo, ricavare che non si tratta di un fatto costante, ma di una eccezione alla regola, che, anche per la V. mettila, è quella di portare un solo feto, e, per eccezione, come per la V. Kuhli , può avere una gravidanza doppia. Resta a sapere se quanto avviene nella V. mettila e V. Kuhli è in rapporto con la for¬ ma del suo utero a corna più distinte che nelle altre specie. Ciò che? peraltro, non giustifica quanto si osserva nella comune dei Chirotteri ad utero più o meno perfettamente doppio, od a corna nettamente distinte, nei quali si trova, a quanto dicono molti A., un solo feto in uno degli uteri e quasi costantemente nel destro (ciò che ho po¬ tuto constatare io stesso nella Eonyeteris spelaea). Ercolani (p. 890- 92) ha troppo bene e minutamente descritto nel V. murinus le mo¬ dificazioni subite dall’ utero gestante e come questo acquisti una forma vescicolare a cornamusa e si adatti nella cavità addomi¬ nale, rispetto agli altri organi, perch’io ritorni sopra l’argomento. Dirò solo, che sparisce ogni traccia di corna uterine, per quanto poco distinti dal corpo dell’ utero esse siano ( cosicché ben dice l’Ercolani bilobato l’utero della detta specie), tant’è la distensione da questo subito ; e che anch’ io ho constatato negli esemplari esaminati la gestazione a destra, cosicché la grossa vescica uterina è spinta verso il lato destro dell’addome. Nei V. murinus pros¬ simi a partorire, per il cresciuto volume e l’aumentata lunghezza del feto, l’utero si allunga tanto che dilata le pareti laterali del¬ l’addome: e, data la gestazione a destra e conseguente sua posi¬ zione, esso sporge più a destra che a sinistra e 1’ addome perde

9 Ciò die ricavo da osservazioni di varii autori (p. e. Robin, Owen , Wun- derlich eco.) ed io stesso lio constatato ciò nella Eonyeteris spelaea.

2) Daubenton M émoire sur les Chauves-souris. Mém. Acc. R0 des Sciences, 1759 , p. 374.

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così la sua caratteristica forma a V e si presenta, invece, alquanto schiacciato e dilatato lateralmente in un modo così caratteristico, che si riconosce subito, al vederlo, l’avanzata gestazione del V. mu- rinus. Robin x) ( p. 156 ) scrive che in generale 1’ embrione dei Chirotteri è disposto nell’utero col dorso verso il bacino della madre in maniera che esso è « couché sur le dos, si l’on suppose la mère se tenant debout » . Ercolani 2), che ha descritto 1’ aspetto carat¬ teristico dell’embrione di V. murinus, che egli chiama, per questo, massa ovoide nome che ben rende l’immagine del feto di un Chi- rottero nei suoi invogli, conferma, per questa specie, l’osserva¬ zione di Robin; perchè ha visto che il feto « tiene sempre il dorso rivolto verso la parte posteriore della madre » . Ma Emmert e Bur- gatzy 3), che prima di questi A. hanno descritta la disposizione del- 1’ embrione nell’ utero di V. murinus e Bhinolophus hipposideros fanno invece osservare che « die meisten Jungen von der gemei- nen Fledermaus ( V. murinus) mit ihrem Riicken gegen den Mut- terkuchen hinfahen; wàhrend hingegen die des Hufeisennase mit ihrem Bauch auf den Mutterkuchen ' aufìagen (p. 30) ». Quanto ha osservato Ercolani sembra costituire la regola nei V. murinus'. nei Miniopterus , invece, la regola è che il dorso del feto è rivolto alla placenta. Comunque ciò sia, l’embrione è sempre orientato obli¬ quamente nell’ utero dei Chirotteri ed il suo asse maggiore cor¬ risponde, su per giù, a quello del corno uterino primitivo nel quale si è sviluppato, che, come d’ordinario, è il destro. Ciò che è stato dimostrato da molti e costituirebbe, per alcuni, la regola nei Chi¬ rotteri, del qual fatto Robin cerca dare una spiegazione nel rap¬ porto reciproco di posizione dell’utero con il tubo digerente; (op. cit. p. 156). La testa dell’embrione è sempre in alto, la regione cau¬ dale in basso e, per conseguenza, la testa è a destra e l’estremità posteriore è a sinistra. Nei Miniopterus ho constatato che può esservi inversione e trovarsi il capo a sinistra ed in alto e l’estremo cau-

1) Robin H. A. Recherclies anatomiques sur les Mammifè- res de l’ordre desChiroptères. Ann. Se. Nat. zool. (2) Tome XII, Art. 2 , p. 180 pi. 2-9.

2) Op. citata, e vedi pure :

Ercolani Gr. B.— Nuove ricerche sulla placenta nei pesci cartilaginosi e nei Mammiferi e delle sue applicazioni alla tassonomia zoologica e all’ antropogenia. Memor . R. Acc. Scienze. Bologna (3) Anno X, p. 600 982, Tav. XI.

3) Emmert und Burgaetzi. B eobachtungen iiber einige schwan- gere Eledermàuse und ih re Eihu.ll e. MeckeVs Ardi. f. Phys. IV Bd. 1818 , p. 1-33.

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s

dale in basso ed a destra; il che dimostra come, in questo caso, la gestazione è avvenuta nel corno sinistro dell’utero; ciò che il Yogt ha notato una sola volta nella Vesperugo noctulct. Questa possibi¬ lità di gestazione a sinistra infirma la spiegazione data dal Ro¬ bin sulla ragione che determinerebbe la gestazione destrorsa. La posizione che ha il feto nell’utero materno ragione del modo come esso esce all’ esterno, cioè con le estremità posteriori in a- vanti.

Aprendo 1’ utero pregnante , in sito, 1’ animale appena morto, per cavarne il feto, questo estratto, le pareti uterine si contrag¬ gono rapidamente e 1’ utero si riduce subito a piccole pro¬ porzioni ; ma non così tanto che non rimanga ancora traccia della sua primiera distensione, specialmente nel corno destro, nel quale si era determinata la gestazione. Le pareti assai sottili del¬ l’utero disteso si riducono così, spesse e resistenti, ed il cavo in¬ terno resta ristretto d’ un tratto: esso col tempo, come tutto l’u¬ tero, ripiglia poi, riducendosi gradualmente, le sue proporzioni nor¬ mali. Ciò ho visto nei Miniopterus e nel V. murinus. L’utero dei Miniopterus differisce da quello del V. murinus : esso ha due corna ben distinte uguali in lunghezza al corpo centrale. Quando esso con¬ tiene l’embrione, si altera completamente il suo aspetto e diventa tutto un enorme sacco a forma di sampogna peduncolata ora spinta a destra, ora a sinistra, cosicché il peduncolo (vagina) tro¬ vasi eccentrico rispetto alla sampogna , secondo che la gesta¬ zione è avvenuta nel corno destro, o sinistro. L’utero è, per altro, sempre più rigonfio dal lato dove trovasi il capo dell’ embrione corrispondente al corno gestante , e si restringe all’ estremo op¬ posto; cosicché tutt’ insieme l’utero, visto di fianco, o di sopra, ricorda grossolanamente la figura di un uovo. Se si estrae dall’utero gestante , il feto , quello si riduce , come si è visto, ed allora le due corna uterine si mettono meglio in evidenza, e si vede chiaro quale è stato il corno gestante , perchè è quello che resta, nella subitanea contrazione delle pareti uterine, ancora più grosso e più vascolarizzato e nel quale si trova la placenta materna. Gli ovarii del Miniopterus sono, come nel V. murinus, dei corpi gialli, ovoidali che trovansi, negli individui ad utero gestante, molto ravvicinati alle tube (ovidutti). Queste, tanto nel Miniopterus , quanto nel V. murinus, ad utero pieno, sono ripiegate a mezza spirale su loro stesse ed ad¬ dossate alle pareti dell’utero come due piccoli cirri cilindracei, e tro¬ vansi con la bocca delle trombe quasi ad abbracciare l’ovario, che sembra voglia penetrarvi dentro. L’ovario è involto nella sua capsula

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che comunica per una fenditura lungitudinale con la cavità ad¬ dominale.

Pare un fatto assodato che nei Chirotteri ad utero doppio , o profondamente bicorne Y ovulazione avviene dal lato dell’ utero gestante e quindi di regola dall’ovario di destra, ma nei Chirot¬ teri nostrani, quantunque sembri di preferenza V ovulazione av¬ venga a destra , pure, 1’ ovulo può provenire indipendentemente dall’ovario destro, o dal sinistro.

ASerino

Fig. A Invogli fetali, in sito, di Miniopterus Schreibersii : il feto è stato asportato.

Fig. B. Invogli fetali aperti col feto attaccato al cordone ombelicale: a-amnios , e-corion , co-cordone ombelicale , ip-interplacenta , p-placenta , pvo-peduncolo della vescicola ombelicale, vo-vescicola ombelicale.

Mentre in tutti i Chirotteri nostrani, come negli esotici, la pla¬ centa è discoidale, unica più, o meno grande, a forma di focaccia !), nel Miniopterus Schreibersii essa differisce assai da questa forma. Essa può dirsi, difatti, risultare di due placente, di due dischi ; è infine, una vera placenta bidiscoidale. Le figure A. B. servono

q Ho osservato un caso di placenta biloba in un feto V, murinus: in esso i due lobi uguali erano così distinti l’uno dall’ altro clie sembravano due di¬ stinte placente giustaposte.

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a dar© una completa immagine di questa caratteristica placenta, che è per nulla paragonabile a quella eccezionalmente biloba, o doppia del V. murinus e dei rapporti reciproci degli invogli fe¬ tali. L’insieme della placenta del Miniopterus è, difatti, costituita da due dischi ravvicinati tra loro ed abbastanza elevati a guisa di due pagnotte di color rosso vinaceo molto vivo : fra di esse vi ha una massa subrettangolare, colorata in giallo cromo più, o meno intenso , di aspetto molto caratteristico che sottostà , per i suoi due estremi, ai due dischi placentari, ed è a livello quasi di questi nel breve spazio che intercede fra di loro che sporge in fuori la¬ teralmente oltre i dischi più da una parete che dall’altra (fig. B). Essa si mostra fatta, all’aspetto, di un ammasso di canalicoli ag¬ gomitolati in piano fra loro ed a pareti ' fortemente pigmentate ( ciò che si ricava anche meglio da sezioni ). La superfìcie di questo spazio interplacentare ha anche aspetto diverso da quello dei dischi : questi si mostrano come una massa compatta ed han¬ no superfìcie uguale, qua e rugosa e foracchiata da foretti piccoli, alla periferia, che sono più grossi e profondi assai nel mezzo e nel centro dei detti dischi : tali fori corrispondono ai villi della pla¬ centa materna, che sono molto caratteristici e più grossi assai nel mezzo di essa, ed a forma di tuboli forati nel mezzo, che alla peri¬ feria; ma di grossi ve ne son pochi e corrispondono ai fori grossi della placenta fetale. Anche fra i due cotiledoni materni, che sono anch’ essi colorati in rosso alquanto più pallido, vi è uno spazio corrispondente a quello che si trova fra i due dischi del corion del feto , e della stessa forma, colorato in giallastro pallido; an- ch’esso coperto di villi piccoli, coniformi, disposti in più serie, tra loro ravvicinate, transversali all’ asse maggiore del rettangolo in¬ terplacentare. Ho descritto solo macroscopicamente questa carat¬ teristica placenta, come essa si presenta all’aspetto, per modificare e completare la breve descrizione datane dal Robin, x) e quella più sommaria ancora del Tafani 2), perchè mi riserbo di esporre i ri- sultamenti delle ricerche sulla sua intima struttura, che fonda¬ mentalmente non differisce dalla comune dei Chirotteri in altro e più speciale lavoro. La placenta del Miniopterus , come ancora quella delle altre specie, aderisce alla faccia superiore del corno uterino nel quale giace il feto e si trova, d’ordinario, spostata verso l’alto, così che corrisponde alla regione anteriore ed al capo del¬ l’embrione.

P Robin A. Recherches sur les Chóiropt. p. 158.

2) TafaniA. Sull© condizioni uteroplacentari della vita fetale: nuove indagini embriologiche comparate. Firenze, 1886, Le Monnier.

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Il cordone ombelicale si origina dallo spazio interplacentare presso il margine laterale di questo meno sporgente oltre i dischi placentari (fìg. B), e, poco oltre la sua origine dalla placenta, o poco prima che vi si immetta, si diparte da esso il peduncolo della vescicola ombelicale, costituito dai due vasi omfalo-mesen- terici, che decorre lungo la faccia esterna dell’amnios, al quale è addossato per buon tratto della sua lunghezza, e poi si fa libero, poco prima di raggiungere la vescicola ombelicale. Questa ha la caratteristica fórma rappresentata nella figura A , e si distingue facilmente dalle altre membrane fetali, perchè non è trasparente, ma ha aspetto di membrana spessa e resistente e mostrasi forte pieghettata (fìg. B). Nella inoltrata gravidanza , così come è di¬ segnata in A, essa mostrasi schiacciata ed appiattita, ma non così che le due pareti aderiscano fra loro; che la cavità interna per¬ siste come essa era in uno stato meno avanzato di gravidanza (fìg. B), quando la dilatazione dell’amnios non aveva ancora agito sulle sue pareti interne (come in A si vede) con le quali viene a contatto. La vescicola ombelicale aderisce al corion per un buon tratto e, dirò, è quasi per tutta la sua esterna superfìcie in contatto con questo così che dal corion non può distaccarsi e non per un’area limitatissima e terminale come nel V. murinus, dove, secondo Ercolani, essa aderisce al corion per un breve funicolo; fu¬ nicolo che, per altro, pare non sempre vi si riscontri, avendo io dei preparati nei quali la vescicola ombelicale è del tutto libera nella cavità tra amnios e corion. I rapporti col corion della vescicola ombelicale del M. Schreibersii ricordano molto quelli della V. Imhli (Tafani). Quantunque la vescicula ombelicale sia così aderente al corion, non parali si stabiliscano altri rapporti vascolari tra i vasi di quella con i vasi di questo, che quelli di comunicazione di ra¬ mificazioni ultime derivanti dalla coalescenza delle due membrane adiacenti. L’ isolamento completo in alcuni casi della vescicola ombelicale dal corion ( Pteropus , Epomophorus) danno peso a questa conclusione diminuendo l’ importanza dei rapporti vascolari tra vescicola ombelicale e corion ammessa dall’Eroolani. Delle due ar¬ terie allantoidee (ombelicali) che si intrecciano, incrociandosi, cia¬ scuna va ad uno dei due dischi placentari; e da ciascuno di questi parte una vena che si unisce con quella in cui s’imbatte dell’altro disco, poco prima della origine del cordone ombelicale dalla pla¬ centa , per formare la vena ombelicale.

Napoli, Agosto, 1895.

Intorno al rene secondario delle larve degli Opisto- br anchi. Ricerche di G-. Mazzarelli (Con la tav. II).

(Tornata del 25 agosto 1895)

I. Storia

Ritorno con questo lavoro su di un argomento da me già toc¬ cato tre anni or sono in una nota intitolata: « Intorno al preteso occhio anale delle larve degli Opistobranchi » , pubblicata nei Ren¬ diconti della R. Accademia dei Lincei [19], e successivamente nella mia « Monografìa delle Aplysiidae » [22].

Le osservazioni, che ora espongo, sono state da me eseguite da parecchio tempo, ma ho sempre tardato a pubblicarle nella spe¬ ranza che non mi fossero riusciti del tutto vani i ripetuti tentativi di allevare le larve di qualche Opistobranchio, almeno per qual¬ che tempo, affine di poter seguire completamente lo sviluppo del¬ l’organo da me preso a studiare.

Ma sventuratamente ogni mio tentativo non ha menato a nulla. Ho provato con le larve di Philine , Gastropteron , Actaeon , Osca- nius , Pleurobranchus , Pleurobranchaea , Tethys , Archidoris , Ely- sia , Hermaea , Janus , Polycera, ma le larve sono sempre morte poco dopo la loro schiusa, e anche quando, come per esempio nella Polycera e nell Actaeon, ho potuto conservarle viventi per cinque o sei giorni, esse sono morte, senz’aver subito nessun cangiamento notevole. Le sole larve che escono più tardi dall’ uovo, e in uno stadio di sviluppo più avanzato, sono quelle di Haminea hydatis. Dallo sviluppo di questa specie forse potrebbe ottenersi qualche cosa di più , ma oltreché i nidamenti di questi Opistobranchi sono poco frequenti, mi è accaduto d’ ordinario che gli embrioni sono morti prima di uscire dalle uova. Pertanto presento ora que¬ ste mie osservazioni, che serviranno di complemento a quelle già da me pubblicate tre anni or sono.

E noto come nelle larve degli Opistobranchi esista general¬ mente un organo, abbastanza grande relativamente al corpo della larva, a forma di sacco e non di rado fortemente pigmentato, si¬ tuato a sinistra dell’ ano. Il primo ad osservare quest’ organo fu

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il Lovén [1], il quale nel 1844 lo scorse appunto nelle larve di Phi line aperta. Successivamente nel 1845 il Sars [2] lo vide nella Tri¬ toma arborescens e lo considerò come l’ inizio dell’ apparato ri- produttore. Nell’anno seguente il Reid [5] rivide l’organo in parola nella Doris bilamellata , e il Vogt [4] lo disegnò con sufficiente chiarezza nelle larve di Elysia (Actaeon) viridis , senza però occu¬ parsene affatto nel testo. Anche il Nordman [3] nello stesso anno accenna, ad aver visto qualche cosa di simile nelle larve di Ter- gipes Edwardsii , ma nulla può ricavarsi dalle sue figure. Suc¬ cessivamente furono descritti organi secondo me omologhi a quelli in parola dal Miiller [6] nel 1852 e dal Fol nel 1875 nelle larve dei Pteropodi e degli Eteropodi, e particolarmente dal Eoi [10] furono interpretati come Y inizio dell’ apparecchio riproduttore. Intanto nel 1858 lo Schneider [7] rivedeva nelle larve di Phyllirhóe buce- phala l’organo anale in parola, che poi più tardi, nel 1873, il Lan- gerhans [8] osservava nelle larve di una Doris e dell ) Acera ballata- Quest’ ultimo Autore , avendo visto quest’ organo vuotare all’ e- sterno il suo contenuto, credette di considerarlo come rene. Quasi contemporaneamente il Lankester [9] lo descriveva nelle larve di Aplysia e lo considerava come derivato dall’ entoderma , ritenen¬ dolo come omologo al rene o organo di Bojanus dei Lamellibran- chi.Nel 1881 il Trinchese [11] lo vide nelle larve di molti Nudibranchi. Egli dimostrò l’origine mesodermica di tali organi, che dalla loro posizione denominò « glandule anali » . Nel 1882 1’ Haddon [1 2] l’osservò nelle larve di Elysia viridis. Nel 1884 poi il Rho [13] lo studiò nella Chromodoris elegans , e lo ritenne come rene. Egli pe¬ confuse quest’ organo coi reni primitivi o « nefrocisti » stu¬ diati già dal Trinchese in molti Nudibranchi. Nel 1885 il Rou- zaud [14], in un lavoro sullo sviluppo dell’apparecchio genitale dei Pulmonati, emise 1’ opinione che la « gianduia anale », descritta del Trinchese nei Nudibranchi; non fosse che l’ inizio dell’ appa¬ recchio genitale di questi Gfasteropodi. Infine nel 1887 venne fuori il lavoro del Lacaze-Duthiers e del Pruvot [15], del quale mi sono occupato diffusamente tre anni or sono, in cui si asseriva che 1’ or¬ gano anale in quistione, che gli Autori credevano di aver visto per i primi, era prima di tutto di origine ectodermica, ed in se¬ condo luogo aveva una funzione visiva : era in altri termini un occhio anale. Successivamente, nel 1891, H. Fischer [17] rivide nelle larve della Corambe testudinaria Y organo in parola ed emise l’i¬ potesi che esso sia in rapporto genetico con una speciale e pic¬ cola glandola, la quale sbocca nell’adulto presso il poro renale, e che egli chiama « mediana posteriore ».

Ili

In ultimo nel 1892 io combattetti le conclusioni alle quali erano pervenuti il Lacaze-Duthiers e il Pruvot, e studiando particolar¬ mente lo sviluppo della Siphonota (Aplysia) limacina sostenni: die il preteso occhio anale era di origine mesodermica come già aveva osservato il Trinchese; che esso non è punto un occhio ma invece un rene; che probabilmente questo rene non è altro che il rene definitivo; che in tal caso il rene definitivo degli Opistobranchi, come aveva dimostrato il von Erlanger [1 9] per i Prosobranohi Mo- notocardi era omologo al sinistro e non al destro dei Proso- branchi Diotocardi. Queste mie idee [22] furono subito accettate dal .von Erlanger [21] e anche dal Trinchese [24]. Intanto Fanno se¬ guente Heymons [23] pubblicava un particolareggiato lavoro sullo sviluppo dell’ Umbrella mediterranea, e circa all’ « occhio anale » ve¬ niva alle conclusione , che esso era realmente un rene , come io avevo dimostrato, ma che la sua origine era ectodermica, e non mesodermica, e che infine esso non corrispondeva punto al rene definitivo, ma invece al rene primitivo o rene cefalico, ectodermico, dei Prosobranchi marini.

In un suo recentissimo lavoro il mio amico R. v. Erlanger ha dimostrato 1’ erroneità di quest’ ultima asserzione. Egli infatti ha ricordato ad Heymons, che nell’ Aplysia esistono già i due reni primitivi sacciformi mesodermici (nefrocisti di Trinchese), i quali sono essi omologhi per la loro posizione ai reni primitivi ecto- dermici ed esterni dei Prosobranchi marini. « La posizione del¬ l’organo descritto da Heymons »— conclude il v. Erlanger [26] « e la sua imparità escludono qualunque omologia con i reni primi¬ tivi e F ipotesi del Mazzarelli a me sembra la più verosimile di tutte » . Ed infatti anch’ egli considera questo rene , certamente secondario, come 1’ abbozzo del rene definitivo.

II. Struttura e sviluppo

Le mie osservazioni si sono estese a un gran numero di larve di Opistobranchi, e precisamente ai generi Gastropteron, Actaeon, Piatine , Plenrobranchus. Oscanius , Pleurobranchaea , Aplysia , Ar- cliidoris , Staurodoris , Tethys) Elysia , Hermaea , Polycera , Janus. Il rene secondario, anale, esiste dovunque con i medesimi rapporti, la medesima posizione. Non di rado esso è pigmentato. Il pigmento nelle larve di Philine aperta è da principio rosso carminio , ma più tardi diventa rosso cupo, quasi nero, con granuli di un colore più scuro (fìg. 10). Nel Gastropteron Meckeli ha un colore azzurro carico. Nel Plenrobranchus plumula esso ha invece un colore rosso

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bruno. Nell’ Aplysia punctata il pigmento è nero, ma scarsissimo. Nero è anche il pigmento neWHaminea hydatis, ma a misura che l’organo si sviluppa maggiormente, il pigmento si dirada, e invece di costituire un tutto continuo vedesi sparso qua e in grumi sulle pareti renali. E assolutamente incolore nell 'Aplysia depilans e nella Siphonota limacina. Così pure nell -Actaeon lornatilis , nella Elysia viridissima, nella Polycera huadrilineata, nell’ Hermaea den¬ dritica. Non v’ è mai alcun rapporto tra lo sviluppo del rene se¬ condario e quello degli ocelli cefalici, contrariamente alle idee del Lacaze Duthiers e del Pruvot.

Così per esempio Y Elysia e V Aplysia, che hanno le larve cie¬ che, hanno il rene secondario privo di pigmento, mentre il Pleu- robranchus, che ha le sue larve fornite di occhi cefalici; ha il rene secondario carico di pigmento.

Il rene secondario ha sempre l’aspetto di un sacco più o meno allungato o piriforme. Questo sacco è costantemente situato a si¬ nistra del retto e sbocca a sinistra dell’ ano. L’ orifìzio escretore del rene secondario non è facile a discernere, specialmente quando esso è contratto : bisogna che la larva si trovi in una condi¬ zione favorevole e ben situata per poterlo scorgere. Nella figura 5, la quale rappresenta una larva libera di Polycera quadrilineata , che aveva abbandonato da 6 giorni il nidamento, si scorge assai chiaramente 1’ orifìzio in parola. A me sembra strano che Hey- mons non l’abbia punto veduto nell’ Umbrella , perchè, per quanto non sia facile vederlo , nondimeno tra migliaia di larve ve n’ è sempre qualcuna in posizione favorevole.

Quando il sacco renale non è pigmentatO; il suo contenuto si scorge per trasparenza attraverso le pareti. Questo è costituito da un liquido pressoché incolore; nel quale notansi un gran nu¬ mero di goccioline e concrezioni giallognole. Il sacco si contrae talvolta in modo sensibile , ed allora vedonsi espulse al di fuori quelle concrezioni che dapprima scorge vansi nell’ interno.

Ho studiato particolarmente lo sviluppo del rene secondario nelle larve della Philine aperta , e anche del Qastropteron Meckeli. Ho preferito la prima specie, sia perchè mi ha fornito un mate¬ riale più abbondante, sia perchè mi premeva di studiare partico¬ larmente la medesima specie già studiata dal Lacaze-Euthiers e dal Pruvot.

Ho fìssati gli embrioni nel liquido di Kleinenberg, a cui ho aggiunto qualche goccia di acido osmico 1 °/0. Li ho poi colorati col carmallume di P. Mayer o col carminio allumico di G-renacher,

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Li ho in seguito col solito processo inclusi in paraffina e li ho tagliati col microtomo, facendo sezioni della spesse zza di 5 p. Le osservazioni preliminari furono eseguite su embrioni viventi , e successivamente su embrioni preparati in foto, colorati con carmi¬ nio aliumico, rischiarati con creosoto e chiusi poi in balsamo del Canada.

Il primo accenno dello sviluppo del rene secondario è una grossa cellula con grosso nucleo tondeggiante il quale presenta un netto reticolo acromatico situata nel mesoderma (fìg. 6).

Questa cellula da principio si trova nell’ entoderma , e in pro¬ sieguo di sviluppo si distacca da questo foglietto analogamente a quanto descrissi nel V Aplysia (22 pag. 136-137 e 140441, tav. X fìg. 19 e tav. XI, fìg. 4, 1, 12) per passare nella cavità blasto- celica, dove, come scorgesi nella fìg. 6, è rapidamente circondata da piccole cellule mesodermiche.

Anche Heymons descrive una simile grande cellula nell’ Um- brella. Egli la disegna nella fìg. 32 (E) del suo lavoro, ma la consi¬ dera come appartenente all’ ectoderma. Però la fìg. 32 del lavoro di Heymons rappresenta un embrione in foto , non una sezione, e in tal caso, per quanto l’embrione sia ben preparato e rischia¬ rato, è molto difficile lo stabilire la genesi di un dato elemento. La cellula renale trovasi bensì nel sito indicato da Heymons in quel dato stadio, ma essa trovasi al di sotto dell’ ectoderma, nel mesoderma, e probabilmente nella fìg. 32 del lavoro di Heymons essa si scorge solo per trasparenza. Inoltre Heymons ritiene le due cellule ectodermiche E, E’, da lui pazientemente seguite at¬ traverso lo sviluppo dell’ embrione, come le cellule renali, ma io credo che egli si sia ingannato, prendendo per cellule renali pri¬ mitive delle cellule ectodermiche più grandi delle altre, le quali sogliono trovarsi in corrispondenza della introflessione preconchi- gliare, e poi, avvenuta questa, e diventate le diverse cellule ecto¬ dermiche in corrispondenza della medesima di eguale diametro, egli abbia creduto di ritrovare nelle grosse cellule renali mesoder¬ miche una delle cellule ento dermiche da lui seguite. Se Heymons avesse preferito il metodo delle sezioni seriali a quello dei prepa¬ rati in foto , per quanto convenientemente rischiarati, si sarebbe probabilmente reso ragione di tal fatto.

Le piccole cellule mesodermiche che cingono la grossa cellula renale, che ho ora menzionata, le costituiscono dattorno una sorta di parete. Esse sono molto numerose. In uno stadio seguente (fìg. 7) invece di una cellula renale se ne trovano due, di cui l’una è un po’ più piccola dell’ altra. Intorno a queste due cellule le

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piccole cellule mesodermiche , ora notate , si dispongono sempre più fittamente : non v’ è ancora alcuna traccia di pigmento. La nuova cellula renale potrebbe provenire sia dalla moltiplicazione della precedente, sia dall’ ingrossamento di una delle piccole cellule mesodermiche della parete. Non posso asserire, che questa nuova cellula si sia anch’essa distaccata dall’entoderma come l’altra, così come descrissi nella formazione del rene secondario del YAplysia, e ciò per mancanza di uno stadio intermedio conveniente. Nell’ Aplysia io potetti assicurarmi, che questa nuova cellula, che si aggiunge alla grande cellula renale primitiva, situata , allorché la torsione non è ancora avvenuta, a destra del retto, non è altro che una corrispondente grossa cellula distaccatasi anch’essa dall’entoderma e situata allora a sinistra del retto. In seguito alla torsione, la cel¬ lula di sinistra, che rappresenterebbe il rene sinistro, si aggiunge a quella di destra e entrambe danno insieme origine al rene, che poi, completatasi la torsione, trovasi a sinistra del retto.

Qui però non mi son potuto assicurare, se il processo si ripeta in modo identico. Heymons ritiene , che la seconda cellula, che anch’ egli ha visto aggiungersi nell’ Umbrella alla prima, non sia altro, che la cellula corrispondente dell’altro lato, che egli designa con la lettera E'. Io non so, se le due cellule viste da Heymons, e contrassegnate con le lettere E, E’ siano proprio le due cellule osservate da me primitivamente nell’entoderma e successivamente nel mesoderma, viste per trasparenza, ovvero se, come ho sopra supposto, Heymons abbia confuso delle cellule ectodermiche con le cellule renali primitive, che trovansi nel mesoderma. Ad ogni modo v’ è ragione di credere, che così nella Philine come almeno nella maggior parte dei Tectibranchi, le cose procedano più o meno come nell’ Aplysia, e non sarebbe senza importanza questo fatto dell’unione, in fondo, del rene di destra col rene di sinistra per costituire un solo rene situato, dopo la torsione, a sinistra del retto.

In questo medesimo stadio ora descritto notasi , che in corri¬ spondenza del fondo del sacco renale testé abbozzatosi, si va for¬ mando un cumulo di piccole cellule mesodermiche , che vengono immediatamente in contatto con le altre cellule , mesodermiche del pari, che cingono le cellule renali.

In uno stadio successivo le cellule renali crescono in numero. Ve ne sono sempre due almeno assai grandi e inoltre altre un po’ più piccole. Tra le diverse cellule appare una piccola cavità : la cavità renale. Intanto il protoplasma delle piccole cellule meso¬ dermiche parietali comincia a caricarsi di granuli di pigmento, e

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allora si scorgono dei nuclei chiari in mezzo alla massa pigmen¬ taria parietale , che si va così a poco a poco costituendo. Infine Tepitelio ectodermico, che si trova quasi a contatto con le cellule mesodermiche parietali, come si scorge nelle fìg. 6 e 7, s’invagina lievemente in corrispondenza dell’ estremità distale del sacco. Due cellule ectodermiche si distaccano l' una dall’ altra e ven¬ gono a mettersi direttamente in contatto con due cellule meso¬ dermiche pigmentate, le quali si distaccano alla loro volta 1’ una dall’ altra. In tal guisa la ristretta cavità renale, poh anzi forma¬ tasi , si mette in comunicazione con 1 esterno e formasi il poro renale.

Ciò scorgesi benissimo nella fìg. 1. La fìg. 2 poi rappresenta uno stadio più avanzato, nel momento in cui la cavità renale tro¬ vasi dilatata. Intanto , mentre che avvengono questi fenomeni, nell’estremità prossimale del sacco la parete del medesimo si sol¬ leva alquanto , costituendo una piccola prominenza , che si va a conficcare nel cumulo di cellule mesodermiche, di cui sopra ho no¬ tato la formazione, e si apre alla sua punta in mezzo al cumulo medesimo (fìg. 15). In uno stadio successivo, che è quello che ri¬ scontrasi nelle larve libere, la degenerazione pigmentaria del pro¬ toplasma delle cellule parietali invade anche una parte dei nuclei, i quali si riempiono di granuli pigmentari e si confondono col resto del pigmento. Pochi nuclei persistono (si confronti la fìg. 7 con le figure 2, 3, 4, 8, 11, 14).

Il pigmento dunque del rene secondario non risiede nelle grandi cellule escretorie centrali, ma invece nelle piccole cellule parietali. A torto quindi il Lacaze-Duthiers ed il Pruvot dichiarano che quattro cellule ectodermiche, secondo loro, le quali tappezzano il sacco renale sacco oculare » secondo loro) si caricano di pig¬ mento, mentre il pigmento trovasi al di fuori di esse. Inoltre non è vero che vi sia in questo sacco renale una sola grande cellula (il « cristallino » dell’occhio, secondo gli Autori menzionati): ve ne sono invece almeno due molto grandi, come si scorge special- mente nelle figure 9, 11, 14, e inoltre ve ne sono altre, anch’esse grandi, ma un po’ più piccole delle altre due, come si scorge nelle figure 1, 2, 3, 4, 8, 12, 16. Talvolta può sembrare che il sacco con¬ tenga una sola e grande cellula, ma ciò dipende dalla sezione, che ha interessato solo una delle grandi cellule, come è avvenuto nelle figure 13 e 15.

Così pure talvolta -, come nella fìg. 14 , può sembrare che il sacco renale si spinga oltre il limite delle cellule entodermiche. Ma ciò non dipende che dalla obliquità delle sezioni.

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Infine, sempre nel medesimo stadio, lia luogo una formazione importantissima, e che nessuno ha finora descritto negli Opisto- branchi , la formazione cioè del pericardio. Il cumulo di cellule mesodermiche, già da me notato in immediato contatto con la pa¬ rete dell’estremità prossimale del sacco renale, presenta a poco a poco nel mezzo una ristretta cavità. Le cellule , che conservano tuttora 1’ aspetto delle cellule mesenchimatiche , e sono di gran¬ dezza non uniforme , si dispongono gradatamente alla periferia, r una appresso Y altra, in immediato contatto tra loro, lasciando una cavità nel mezzo (fig. 14). Intanto, come ho descritto sin dallo stadio precedente (fig. 15), la parete dell’estremità distale del sacco renale si apre in corrispondenza di quel cumulo di cellule meso¬ dermiche sopra menzionate, diguisachè ora la cavità renale me¬ diante uno stretto poro ( fig. 14 r. p. ) comunica con la cavità formatasi in questo cumulo di cellule mesodermiche. Il nuovo or¬ gano che si forma da questo cumulo è il pericardio, e il poro che mette in comunicazione la cavità renale con la cavità peri- cardica è il poro reno-pericardico, che poi diventerà il condotto reno-pericardico vibratile dell’ adulto.

Come ho sopra detto, giunte a questo punto di sviluppo, le larve degli Opistobranchi muoiono costantemente, e quindi io sono co¬ stretto ad arrestare a questo punto le mie ricerche.

III. Valore morfologico

Le su esposte osservazioni mi inducono a ritenere fermamente che l’organo anale scoperto dal Lovèn nelle larve degli Opisto¬ branchi non è altro che un rene secondario, e che anzi esso è proprio 1’ abbozzo del rene definitivo di questi Gasteropodi. Seb¬ bene non si sia potuto seguire quest’organo sino al suo completo sviluppo nell’ adulto, e che in tal guisa manchi la prova diretta della sua destinazione, pur nondimeno l’origine del medesimo, la sua posizione, i suoi rapporti, e tra questi massimamente la sua comunicazione col pericardio, non sembrano poter lasciar più alcun dubbio sulla sua vera natura.

Che invece di essere un rene secondario, e precisamente il rene definitivo, esso sia il rene primitivo, come vuole Heymons, è im¬ possibile ammettere. Prima di tutto il rene primitivo in tutti i Gasteropodi è cefalico, ed è collocato alla base del velo, mentre il rene in questione è collocato a livello dell’ano. In secondo luogo, il rene primitivo, ectodermico o mesodermico che esso sia, come

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rispettivamente nei Prosobranclii d’acqua dolce e nei Pulmonati, è sempre pari, mentre il rene, cui si riferiscono le mie ricerche, è in ultimo generalmente impari. Inoltre il rene primitivo nei Prosobranchi nei Pulmonati è mai in. comunicazione col peri¬ cardio : la comunicazione reno-pericardica, com’è noto, è esclusiva del rene definitivo e conservasi anche nell’adulto. Infine negli Opistobranchi, per le osservazioni del Trinchese nei Nudibranchi e le mie nelle Aplisie , si conosce già il rene primitivo , che è rappresentato da due vescichette pari, di origine mesodermica tap¬ pezzate da un epitelio appiattito , e piene di concrezioni varia¬ mente colorate situate alla base del velo, le quali non si mettono mai in comunicazione con l’ interno con Y esterno ( « ne- frocisti » del Trinchese).

Il rene definitivo degli Opistobranchi e dei Gasteropodi in ge¬ nerale è primitivamente pari. Egualmente come nei Lamellibranchi e nei Cefalopodi, esso si conserva pari nell’adulto nei Gasteropodi più bassi , come sono i Prosobranchi Diotocardi , mentre esso è solo transitoriamente pari negli altri Gasteropodi studiati sotto questo riguardo. Infatti, nell’ embrione ancora simmetrico di un Opistobranchio ( Aplysia ), si notano due cellule più grosse delle al¬ tre nell’ entoderma a livello della introflessione preconchigliare . Queste due cellule si staccano dell’ entoderma e passano nel bla- stocele, l’una a destra, l’altra a sinistra del corpo dell’embrione: esse sono le cellule renali iniziali.

Se lo sviluppo dell’ intestino si completasse in quell’epoca e si formasse allora il proctodaeon, noi avremmo una cellula renale iniziale a destra del retto e un’altra a sinistra. È evidente che queste due cellule rappresentano i due reni pari, che una volta do- vevansi riscontrare in qualsiasi Gasteropodo , e che noi ora no¬ tiamo soltanto nei Prosobranchi Diotocardi.

Essi ed i loro orifizi dovevansi trovare anzi, giusta la posizione occupata nello sviluppo dalle cellule renali iniziali , a una certa distanza dall’estremità apicale dell’embrione, e quindi più innanzi dell’ orifìzio anale.

Il fatto che queste cellule renali iniziali si staccano dall’ ento¬ derma e vanno a costituire direttamente il rene, una volta passate nel blastocele, potrebbe pertanto farci considerare a prima giunta come entodermica 1’ origine del rene definitivo degli Opistobran¬ chi. Per me però essa è sempre mesodermica, perchè io non posso non riguardare il fenomeno della formazione del rene da cellule distaccatesi direttamente dall’ entoderma che come un accorcia¬ mento di sviluppo.

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Quando nell’ embrione comincia a manifestarsi il fenomeno della torsione, a poco a poco la cellula renale, che trovasi a destra della posizione tipicamente occupata dal retto, viene gradatamente a spostarsi, da prima da sinistra a destra, e successivamente, con¬ tinuando il movimento di rotazione, da destra a sinistra , e ter¬ mina col trovarsi a sinistra del retto, quando questo si sviluppa.

Intanto a questa primitiva cellula renale altre se ne aggiun¬ gono , che costituiscono 1’ organo di cui ho sopra descritto la struttura e lo sviluppo. La prima ad aggiungersi è la cellula re¬ nale, che prima della torsione trovavasi a sinistra della posizione tipicamente occupata dal retto. Se questo fatto, che avviene certa¬ mente nell7 Aplysia e probabilmente nell7 TJmbrella e nella Philine si potesse generalizzare alla maggior parte dei Gasteropodi prov¬ veduti di un sol rene, si dovrebbe venire alla conclusione, che nei Gasteropodi provveduti di un solo rene, il rene di destra (dopo la torsione) non scompare, come credesi generalmente, ma si ag¬ giunge a quello di sinistra per costituire un unico rene, il quale però conserva i rapporti di quello di sinistra. Infatti, come risulta dalle ricerche anatomiche ed embriologiche del v. Erlanger, il rene di destra dell7 adulto non comunica mai col pericardio. È invece quello di sinistra, che solo comunica col pericardio. Ed ef¬ fettivamente da una parte nelle larve degli Opistobranchi il sacco renale acquista ben presto una comunicazione col pericardio, e questo sacco renale è collocato appunto a sinistra del retto e il suo orifìzio trovasi a sinistra dell7 ano, e dall’altra l7 unico rene che persiste nei Gasteropodi provveduti di un solo rene presenta co¬ stantemente una comunicazione reno-pericardica (v. Erlanger, Maz- zarelli).

Così stando le cose, e fondendosi nello sviluppo il rene destro col sinistro, per costituire un unico rene, invano si tenterebbe di ritrovare il rudimento del rene destro dei Prosobranchi Monoto- cardi nei Pulmonati e negli Opistobranchi. Cosicché quei sacculi descritti dal Bourne nel Pleurobranchus e dal Koehler nel Ga- stropteron, da me studiati poi in tutte le Pleurobranchidae [25] e che evidentemente corrispondono a quelli descritti dal Eischer nella Corambe e dallo Schiemenz in diversi Prosobranchi, molto proba¬ bilmente sono delle formazioni che non hanno nulla che vedere

con un rene.

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IY. Conclusioni

Dalle sopra esposte osservazioni io credo di poter concludere :

1. L’ organo anale scoperto dal Lovèn nelle larve degli Opi- stobranchi non è 1’ abbozzo dell’ apparecchio genitale (Sars, Rouzaud), un occhio (Lacaze-Duthiers e Pruvot), ma semplice- mente un rene.

2. Questo rene non si forma punto dall’ectoderma, come cre¬ dono il Lacaze Duthiers e il Pruvot e Heymons , ma deve ri¬ guardarsi come una formazione mesodermica. Esso è tappezzato internamente da più cellule di varia grandezza, di cui due almeno molto grandi, ed esternamente è rivestito da piccole cellule me- sodermiche, le quali sovente si caricano di pigmento. Probabil¬ mente da questo involucro mesodermico trarrano origine fibrille connettivali e muscolari, senza delle quali non potrebbe spiegarsi il movimento di contrazione del sacco renale.

3. Il sacco renale si mette in comunicazione con 1’ esterno mediante una lieve introflessione dell’ ectoderma ( poro renale ) e con la cavità pericardica mediante una sorta di estroflessione della sua parete, che si apre poi nella cavità medesima (condotto reno- pericardico).

4. Il pericardio trae origine da un cumulo di cellule mesoder- miche, che si forma in immediato contatto con la parete del fondo del sacco renale. In questo cumulo si forma ben presto una cavità, che è la cavità pericardica, mentre le cellule si dispongono più o meno regolarmente alla periferia in contatto 1’ una con l’ altra.

5. Il rene anale degli Opistobranchi non è punto omologo per la sua posizione ai reni primitivi o cefalici dei Prosobranchi o dei Pulmonati, quali sono d’ altra parte rappresentati dalle nefrocisti. Esso è certamente un rene secondario; ma la sua origine, la sua posizione, i suoi rapporti, massime la sua comunicazione col peri¬ cardio debbono ormai farlo considerare senz’altro come l’abbozzo del rene definitivo.

6. L’abbozzo del rene definitivo è collocato a sinistra del retto. Il rene definitivo quindi dei Gasteropodi provveduti di un solo rene corrisponde solo al rene di sinistra e non al rene di destra dei Gasteropodi provveduti di due reni. Probabilmente però, nello svi¬ luppo dei Gasteropodi provveduti di un solo rene, il rene di destra si fonde col rene di sinistra per costituire un rene unico, che con¬ serva per altro i rapporti del rene di sinistra.

Napoli, Stazione Zoologica, 23 Agosto, 1895.

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26. D’Erlanger R. E t u d es sur le d é v elo pp e m en t d es Gasté- ropodes pulmonés. Ardi, de Biol. T. XIV, 1893.

SPIEGAZIONE DELLE FIGURE

Abbreviazioni

a ano

cr. cellule renali

ep. epitelio ectodermico

f, f. abbozzo dei due lobi del fegato

m. cellule mesodermiche

oc. occhio della larva

ot. otocisti

p. cellule parietali pigmentate

pe, pe pericardio o accenno del me¬ desimo po. piede

pr. poro renale

re. rene secondario

r. p. poro reno-pericardico

rt. retto

st. stomaco

v. velo

Fig. 1. Sezione longitudinale del rene secondario a livello del poro renale. Leitz oc. 1 obb. P2 imm. om.

» 2. Sezione longitudinale del rene secondario in dilatazione. Leitz oc. 3

obb. P2 imm. om.

» 3 e 4. Sezioni del rene secondario in varia direzione. Leitz oc. 4 obb.

P2 imm. om.

» 5. Larva vivente di Polycera quadrilineata sei giorni dopo la sua schiu¬

sa. Leitz oc. 3 obb. 7.

» 6 e 7. Due stadi successivi del primo apparire del rene secondario presi

da sezioni longitudinali dell’ embrione intero. Leitz oc. 4 obb. P2 imm. om.

122

Fig. 8 e 9 e 11-18. Sezioni del rene secondario in varia direzione. Leitz oc. 4 obb. P2 imm. om.

» 10. Larva vivente di Philine aperta subito dopo la sua schiusa. Leitz

oc. 3 obb. 7.

» 14. Sezione un po’ obliqua di una parte di una larva appena schiusa

mostrante l’ abbozzo del pericardio (pe) e i suoi rapporti col rene secondario (re). Leitz oc. 4 obb. P2 imm. om.

» 15. Sezione un po’ obliqua, interessante il fondo del sacco renale e il cu¬

mulo cellulare (pe ’) in contatto con esso, che darà origine al pe¬ ricardio. Leitz oc. 4 obb. P2 imm. om.

N. B. Tutte le figure riguardano la Philine aperta L. ad eccezione della fig. 5. Esse sono state tutte eseguite con l’aiuto della camera chiara Nachet. Gli embrioni da cui sono state tolte queste figure furono fissati col liquido di Kleinenberg a cui era stata aggiunta qualche goccia di acido osmico 1 °/0 e colorati col carminio all umico di Grenacher.

B oli. d. Foc. di Noci, in Nccpo li Voi. IX. Fase. 2CIF 95

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PEOCESSI VERBALI

DELLE TORNATE

Dal 3 marzo al 22 dicembre 1895

Assemblea generale del 3 marzo 1895

Presidenza del Sig. U. Milone Segretario 0. Forte

Socii presenti: Milone U Jatta G-, Jatta M., De Gasparis A., Mazzarelli

G., Patroni 0. , Tagliani G. , Rodriquez F. , Raffaele F. , Russo A.,

Cabella A., Baratti A., Diamare V., Forte 0.

L’ Assemblea è aperta alle ore 14.

11 Presidente dichiara aperto 1’ anno sociale. Partecipa la morte del socio ordinario residente Dottor Gavino Cano , avvenuta in Sassari il 2 marzo; 1’ assemblea delibera che se ne faccia la commemorazione in una prossima tornata.

Il segretario legge la relazione sull’andamento scientifico ed econo¬ mico della Società nello scorso anno.

Il socio de Gasparis legge un suo lavoro dal titolo: « Sopra alcune piante a funzione mirmecofoba » e ne chiede la pubblicazione nel Bol¬ lettino.

Il socio Tagliani legge i risultati di alcuni suoi studii « intorno ai centri nervosi dell’ Orthagoriscus Mola » e ne chiede la pubblicazione.

Il Socio Diamare legge un suo lavoro sopra « i corpuscoli di Stan- nius del rene ed i corpi del cavo addominale dei Teleostei » e ne chiede parimenti la pubblicazione.

L’assemblea nomina socio ordinario residente il Dottor Pasquale Ro¬

mano.

124

Si delibera che la redazione del Bollettino venga per quest’ anno affidata ad un Comitato nominato dal Consiglio Direttivo.

L’assemblea è sciolta alle ore 15.20.

Assemblea del 24 marzo 1895

Presidenza del Sig. U. Milone.

Segretario : 0. Forte

Socii presenti: Milone U., Jatta G., Jatta M., Bassani F., De Gasparis A.,

Cabella A., Rizzo L., Raffaele F., De Rosa F., Lobianco S., Patroni

C., Mazzarelli G. , Geremicca M. , Vito G. , Russo A. , Tagliani G.,

Romano P., Forte 0.

L’assemblea è aperta alle ore 13,30

Il socio G. Jatta fa la commemorazione del compianto socio G. Cano, e l’assemblea delibera che venga pubblicata nel Bollettino.

Il Segretario legge il processo verbale della tornata precedente, che viene approvato.

Il socio Vito legge i risultati di un suo lavoro dal titolo: Studii sulle ramificazioni presso le Solanacee » e ne chiede la pubblicazione nel Bol¬ lettino.

Il socio De Gasparis legge la relazione sulla revisione dei conti fatta insieme al socio Rizzo, udita la quale, l’assemblea approva il bilancio con¬ suntivo del 1894, e quello presuntivo del 1895, letto dal segretario.

Il Presidente comunica che la redazione del Bollettino è affidata per quest’anno ai socii Jatta G., Milone e Raffaele , indi riferisce sopra un nuovo corpo scoperto nell’aria atmosferica: V Argon e sopra un lavoro di Schifi e M. Tarugi sopra l’abolizione dell’idrogeno solforato nelle ana¬ lisi minerali.

L’adunanza è tolta alle ore 16.

125

Tornata del 28 aprile 1895

Presidenza del Sig. U. Milone.

Segretario : 0. Forte

Sodi presenti: Milone IL, De Rosa F., Cntolo A., Tagliani G., Patroni C.,

Romano P., Germano F., Rodriquez F., Geremicca M.; Baratti A., Di

Lorenzo G., Diamare V. , Russo A. , Jatta G., Jatta M., Amato 0.,

Mazzarelli G., Monticelli Fr. Sav., Raffaele F., Forte 0.

La tornata è aperta alle ore 13,45.

Il socio A. Russo fa una conferenza « Sul valore attribuito agli ele¬ menti cellulari nell’ origine della materia vivente ».

E letto ed approvato il processo verbale della tornata precedente.

Il Presidente comunica che anche quest’ anno il Consiglio Direttivo ha confermato il socio A. Cabella nell’ufficio di Cassiere. Comunica inol¬ tre la morte del socio ordinario residente Dottor Oscar Yisart, avvenuta in Napoli il 28 marzo; il socio F. Raffaele accetta l’incarico della com¬ memorazione.

Il socio Di Lorenzo legge una sua nota dal titolo: « (giordano Bruno nella storia della Geologia » e ne chiede la pubblicazione nel Bollettino.

Sono ammessi socii residenti i signori Giambattista Valenza, Pasquale Mola ed Oscar Caputo.

La seduta è sciolta alle ore 15,30.

Tornata del 9 giugno 1895

Presidenza del Sig. U. Milone.

Segretario : 0. Forte

Socii presenti: Milone IL, Jatta G., Jatta M., Germano E. , Raffaele F., De Rosa F. , Lobianco S., Russo A. , Mola P. , Geremicca M. , Ta¬ gliani G., Valenza G., Forte 0.

La tornata è aperta alle ore 14.

E approvato il processo verbale della tornata precedente.

126

La società nomina socii ordinarti residenti i signori Raffaele Cimmino, Angelo Giancrieco, Paolo Lenti e Luigi Quintieri.

Il socio P. Raffaele fa la commemorazione del compianto socio Oscar Visart.

Il socio Milone riferisce sopra le seguenti pubblicazioni: Vallin: Ripu¬ litura con agenti chimici dei filtri Chamberland. Rotti: Sulla presenza dei bacilli tubercolari nel burro. Cambier e Broctiet: Disinfezione degli am¬ bienti con aldeide formica gazosa. Garrot: Un caso di urina verde. Spica: Sulla ricerca dell’acido salicilico nei vini.

Il socio De Rosa riferisce sopra i seguenti lavori:

Mulin: Sull’uso dell’acqua ossigenata nell’invecchiamento dei vini. Perroncito: Sui danni provvenienti dall’uso per irrigazione delle acque di rifiuto delle concerie.

Il socio M. Jatta riferisce su di un lavoro del Sanfelice sulla patogenesi del cancro.

La seduta è tolta alle ore 15.

Tornata del 27 giugno 1895

Presidenza del Sig. U. Milone Segretario : 0. Forte

Socii presenti: Milone U., Jatta M., Jatta G. , Tagliani G. , Valenza G.,

Russo A., Mola P., Raffaele F., De Rosa F., Amato 0., Forte 0.

La seduta è aperta alle ore 14.

E approvato il processo verbale della tornata precedente.

Il socio Tagliani legge una sua nota preliminare « Intorno ai così detti lobi accessorii ed alle cellule giganti della midolla spinale di alcuni Teoio stei » e ne chiede la pubblicazione nel Bollettino. Legge , inoltre, un lavoro del socio Mazzarelli dal titolo: « Intorno ad una nuova specie di Phyllaplysia, P. Fischer (Pii. Paulini) » ed a nome dell’autore ne chiede la pubblicazione.

Il socio De Rosa fa le seguenti comunicazioni : Wagner : Ricerche sopra i bacterii denitrifìcanti del letame. Regnat: osservazioni sul mal di montagna. Sopra un processo chimico per ottenere la seta artificiale.

La tornata è tolta alle ore 14,40.

127

Tornata del 14 luglio 1895

Presidenza del Sig. U. Milone Segretario : 0. Forte

Socii presenti: Milone U., Geremicca M., Jatta G. , Jatta M. , Monticelli Fr. Sav., Lenti P., Germano E., Amato C., Patroni 0., Raffaele F., De Gasparis A., Cabella A., Forte 0.

La tornata è aperta alle ore 14.

Il segretario legge il processo verbale della tornata precedente, che viene approvato.

L’Assemblea delibera che la commemorazione del socio Visart venga pubblicata nel Bollettino.

Indi la società passa a discutere intorno ad alcune norme circa la riammissione di socii radiati per mora.

La seduta è tolta alle ore 15,30.

Tornata dell’11 agosto 1895

Presidenza del Sig. U. Milone Segretario : 0. Forte

Socii presenti : Milone U. , Raffaele F. , Russo A. , Monticelli Fr. Sav. , Jatta G., Jatta M., Cutolo A., Geremicca M., Tagliani G., Giancrie- co A., Patroni C., Forte 0.

E approvato il processo verbale della tornata precedente.

Il socio Monticelli legge i risultati di alcune sue osservazioni sulla « fauna di Porto- Torres (Vermi) » e « sulla gestazione dei pipistrelli », e ne chiede la pubblicazione nel Bollettino.

E ammesso il Dottor Michele Angelillo socio ordinario residente.

Il Presidente comunica che ha nominato socio aderente il sig. Co¬ stantino Cutolo.

La seduta è levata alle ore 15,25.

128

Tornata de! 25 agosto 1895

Presidenza del Sig. U. Milone.

Segretario : 0. Forte

Socii presenti: Milone U., Jatta G., Jatta M., Mazzarelli G., Patroni C., Quintieri L. , De Gasparis A. , De Posa F. , Monticelli Fr. Sav. , Forte 0.

La tornata è aperta alle ore 14,20.

E approvato il processo verbale della tornata precedente.

Il socio Mazzarelli riferisce i risultati di alcuni suoi studii « sopra il rene secondario delle larve degli Opistobranchi » e ne chiede la pubbli¬ cazione nel Bollettino.

La società nomina socio ordinario non residente il Dottor Luigi Man¬ fredi e socio ordinario residente il sig. Gedeone Collamarini.

La seduta è levata alle ore 14,50.

La società prende le vacanze.

Tornata dell’ 8 dicembre 1895

Presidenza del Sig. U. Milone.

Segretario : 0. Forte

Socii presenti: Milone U., Angelillo M. , Ciimnino B., Cabella A. , Ge- remicca M., Cutolo A., Piccoli B., Forte 0.

La seduta è aperta alle ore 14.

E approvato il processo verbale della tornata precedente. L’assemblea piglia atto delle dimissioni da consigliere e del passag¬ gio alla categoria dei non residenti del socio ordinario residente A. Busso, motivate da cambiamento di residenza.

Sono nominati socii ordinarii residenti i signori : Gaetano Bernabeo , Walter Edmund Atkinson, Giuseppe Kernot e Gustavo Cappa.

La seduta è tolta alle ore 14,40.

129

Assemblea generale de! 22 dicembre 1895

Presidenza del Sig. U. Milone.

Segretario : 0. Forte

Socii presenti: Milone IL, Balsamo F., Collamarini F., Bernabeo G., Lo- bianco S., Patroni C., Di Lorenzo G., Valenza G., De Gasparis A., Kernot G., Atkinson W. , Cabella A. , Angelillo M. , Geremicca M. , Piccoli R. , Monticelli Fr. Sav., Cimmino E,., Baratti A., Forte 0., Raffaele F.

È letto ed approvato il processo verbale della tornata precedente.

Il socio Angelillo legge un suo lavoro dal titolo « Autointossicazione da Bacterium coli con sintomi epilèttiformi » e ne chiede la pubblicazione nel Bollettino.

L’assemblea nomina socio ordinario residente il Dottor Emilio Ugo Fittipaldi e socio ordinario non residente il Dott. Pasquale Aldinio. Procedutosi alla elezione delle cariche uscenti, risultano eletti:

Francesco De Rosa Francesco Balsamo Raffaele Cimmino Mauro Jatta Alessandro Cutolo Luigi Savastano Pasquale Romano

Segretario Revisore dei conti

Vice-Presidente

Consigliere

»

»

Il presente verbale è approvato seduta stante. La seduta è tolta alle ore 14,50.

9

ZELISIbTaO DEI SOCII

31 dicembre 1895

SOCII ORDINARI! RESIDENTI

Amato Carlo Via Tribunali 339, Napoli.

Angelillo Michele Manicomio di Aversa.

Atkinson Walter Edmund Via Roma 228, Napoli.

Balsamo Francesco Salvator Rosa 190, id.

Baratti Alberto S. Giovanni a Carbonara 102, id.

Bassani Francesco Museo di Geologia , R. Università, id. Bernabeo Gaetano Salvator Rosa 67, id.

Cabella Antonio Giuseppe Istituto Chimico , R. Università, id. Cannaviello Enrico Via Pignatelli 15, id.

Cannone Galileo Via Roma 369, id.

Cantani Arnaldo Fuori Portamedina 23, id.

Capobianco Francesco Giovanni Gussone 90, id.

Cappa Gustavo Via Castello 3, id.

Caputo Oscar Barbacoas ( Estado Miranda ) Venezuela Cimmino Raffaele Fonia 201, Napoli.

Collamarini Gedeone Via Ferrara al Vasto 45 iis , id.

Cutolo Alessandro Via Roma 404, id.

Damasceni Domenico Corso Vittorio Emmanuele, 440, id.

De Gasparis Aurelio R. Orto Botanico, id.

De Lorenzo Giuseppe Museo di Mineralogia, R. Università, id. De Rosa Francesco S.a Lucia 64, id.

Diamare Vincenzo Corso Vittorio Emanuele 455, id.

Fazio Francesco Concezione a Montecalvario 16, id.

Fittipaldi Emilio Ugo Corso Re d’Italia 34, id.

Forte Oreste Via Pillerò 29, id.

Franco Pasquale Corso Vittorio Emmanuele 397, id.

Geremicca Michele Via Duomo 242, id.

Germano Eduardo 2.‘d Clinica medica Gesù e Maria, id.

132

Giancrieco Angelo B. Scuola veterinaria , id.

Imbert Federico Via Roma 329 , id.

Jatta Giuseppe Cappella Vecchia a Ghiaia 30, id.

Jatta Mauro » » » » »

Kernot Giuseppe Via S. Carlo 2, id.

Lenti Pasquale Istituto d’igiene, id.

Lobianco Salvatore Stazione Zoologica , id.

Massa Francesco Fuori Portamedina 20, id.

Matteucci Raffaele Museo di Geologia, B. Università, id. Mazzarelli Giuseppe S. Cristofaro alVOlivella 8 , id.

Miccoli Giuseppe S. Giuseppe dei Nudi 65, id.

Miele Sebastiano Via G. Piazzi 30, id.

Milone Ugo Corso Garibaldi 8, id.

Mola Pasquale Salita Tarsia, 33. id.

Monticelli Francesco Saverio Ponte di Chiaia 27, id.

Oglialoro Agostino Istituto Chimico, B. Università, id.

Pansiiii Sergio Ospedale Clinico Gesù e Maria, id.

Patroni Carlo Museo di Geologia , B. Università, id.

Piccoli Raffaele Piazza Cavour 152, id.

Praus Carlo Arena alla Sanità 21, id.

Quintieri Luigi Via Poma 28, id.

Raffaele Federico Fiorentini 12, id.

Rippa Giovanni Stella mattutina al Nuovo Corso Garibaldi 6, id. Rizzo Leopoldo Giovanni Bausan 60, id.

Rodriquez Filippo Palazzo Bivona, id.

Romano Pasquale Portamedina alla Pignasecca 44, id.

Salvati Vincenzo 4.° Palazzo Volpe , V omero , id.

Savastano Luigi B. Scuola Sup. d’ Agricoltura, Portici.

Scacchi Eugenio Museo di Mineralogia, B. Università, Napoli. Tagliarli Giulio Stazione Zoologica, id.

Valenza Giambattista Corso Vittorio Emmanuele , 520, Napoli. Vetere Vincenzo Piazza Depretis, 2, id.

Vigli arolo Giovanni Vico Cappuccinella a Pontecorvo 2, id. Viglino Teresio Piazza Dante 41, id.

Vito Giuseppe Via Tribunali 276, id.

133

SOCII ORDINAMI NON RESIDENTI

Aldinio Pasquale Lagonegro.

Bucci Pietro Avellino.

Canonico Angelo S. Marco Argentano (Cosenza.) Caruana-Gatta Alfredo Valletta (Malta).

Casoria Eugenio Portici.

Centonze Michele Catanzaro.

Chigi Ludovico Poma.

Curatolo Tommaso Bari.

D’Avino Antonio Sarno.

Della Valle Antonio Modena.

Di Milia Raffaele Policastro Busentino (Salerno). Ettorre Prancesco Taranto.

Eonseca Antonio Barletta.

Grimaldi Clemente Modica.

Jatta Antonio Puvo di Puglia.

Manfredi Luigi Palermo.

Minervini Raffaele - Firenze.

Mingazzini Pio Poma.

Nappi Gioacchino Pieti.

Pasquale Alessandro Poma.

Persio Gennaro Altamura.

Rho Eilippo Poma.

Rioja Josè Santander (Spagna).

Rocco Giovanni Baronissi.

Roncali Demetrio Cagliari.

Rovelli Giuseppe Como.

Russo Achille Melfi.

Sanfelice Prancesco Cagliari.

Scarzia Giuseppe Maglie (Lecce).

Tagliani Giovanni Milano.

Vanni Giuseppe Poma.

SOCII ADERENTI

Cutolo Costantino Napoli.

Dominelli Gustavo id.

134

CONSIGLIO DIRETTIVO

per Vanno 1896

Ugo Milone Francesco de Uosa Sergio Pansini Francesco Balsamo Mauro Jatta Raffaele Cimmino Alessandro Cutolo

Presidente Vice- Presidente Consigliere id. id. id.

Segretario

ELEISrOO IDEI CAMBI

EUROPA

Italia

Acireale

Bologna

Brescia

Catania

Conegliano

Firenze

Genova

Lodi

Lucca

Messina

Accademia di Scienze , Lettere ed Arti dei Zelanti e

PP. dello studio ( Atti e Rendiconti).

R. Accademia delle Scienze dell’Istituto ( Rendiconti ).

Commentari dell’Ateneo.

R. Accademia Gioenia ( Bollettino e Memorie). L’Agricoltore calabro-siculo.

L’ Enotecnico - Periodico di Viticoltura e di Enologia.

Archivio per l’Antropologia e l’Etnologia.

Società botanica italiana ( Bollettino ).

Nuovo Giornale botanico italiano.

R. Accademia dei Georgofili (Atti).

Monitore zoologico italiano.

R. Società toscana di Orticoltura ( Bollettino ).

Società entomologica italiana ( Bollettino ).

Giornale d’ Agri coltura e Commercio.

L’ Orosi - Giornale dell’Associazione farmaceutica.

L’Ateneo ligure

R. Accademia medica ( Bollettino e Memorie).

Museo civico di Storia Naturale (Annali).

Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. U- niversità ( Bollettino ).

La Rivista - Giornale medico-chirurgico degli Ospedali civili.

Rivista di Filosofia scientifica.

Società ligustica di scienze naturali e geografiche (Atti). Società di letture e conversazioni scientifiche ( Gior¬ nale ).

R. Stazione sperimentale del caseifìcio (Annuario).

R. Accademia lucchese (Atti).

L’agricoltore messinese.

136

Milano

Società italiana di scienze naturali [Atti).

Rivista di studi psichici.

Modena

Rassegna di scienze mediche.

Napoli

Società dei naturalisti {Atti).

R. Accademia delle scienze fisiche e matematiche {Me¬ morie, Rendiconti e Annuario).

R. Istituto d’incoraggiamento {Atti e Rendiconti). Accademia Pontaniana (Memorie).

Associazione napoletana di Medici e Naturalisti {Gior¬ nale).

Il medico pratico contemporaneo.

Il Progresso medico.

Società africana d’Italia {Bollettino).

Gl’ Incurabili.

Padova

Società alpina meridionale {Bollettino).

Società veneto - trentina di scienze naturali (Bollettino ed Atti).

Bollettino mensile di Bachicoltura.

La Nuova Notarisia.

Palermo

Il Raccoglitore Padovano.

Il Naturalista siciliano.

Società di Acclimatazione e di Agricoltura in Sicilia {Giornale ed Atti).

Giornale Scientifico.

Pavia

Bollettino scientifico.

Perugia

Pisa

Portici

Il Selmi - Giornale di Chimica applicata.

Accademia medico- chirurgica.

Società toscana di scienze naturali {Atti e Memorie)

R. Scuola superiore di Agricoltura {Annuario e Bol¬

lettino).

Roma

R. Accademia dei Lincei {Rendiconti).

R. Accademia medica {Bollettino ed Atti).

R. Comitato geologico italiano.

Ministero di Agricoltura (Bollettino ed Annali).

Laboratorio di Anatomia normale della R. Università

Rovereto

{Ricerche).

Istituto d’igiene sperimentale della R. Università {An¬ nali ).

Rassegna delle scienze geologiche in Italia.

Club alpino italiano (Annuario).

Accademia Pontificia de’Nuovi Lincei (Atti).

Società romana per gli studi zoologici {Bollettino).

Lo Spallanzani.

Accademia degli Agiati (Atti).

Museo civico (Pubblicazioni).

Salerno

Il Picentino.

V

137

Siena

Torino

Trento

Trieste

Venezia

Madrid

Cherbourg

Lille

Montpellier

Nancy

Paris

Bruxelles

Louvain

Berlin

R. Accademia dei Fisiocritici (Atti),

Bollettino del Naturalista.

R. Accademia delle Scienze (Atti).

R. Accademia medica (Giornale).

Club alpino italiano (Rivista e Bollettino).

Musei di Zoologia e di Anatomia comparata della R. Università (Bollettino).

L’Agricoltore.

Museo civico di Storia naturale (Atti).

Società adriatica di Scienze Naturali (Bollettino).

L’Ateneo veneto.

Notarisia, commentarium phycologicum.

Rivista veneta di scienze mediche.

Neptunia.

Spagna

Sociedad espanda de Historia Naturai (Anales).

Francia

Société Nationale des Sciences naturelles et mathéma-

tiques (Mémoires).

Revue biologique du nord de la Trance.

Société d’Horti colture et d’ Histoire naturelle de l’Hé- rault (Annales).

Bibliographie anatomique - Revue de travaux en langue francaise.

Bulletin scientifique de la France et de la Belgique. Journal de l’ Anatomie et de la Physiologie de l’hom- me et des animaux.

Société zoologique de France (Bulletin et Mémoires). Muséum d’Histoire naturelle (Bulletin).

Revue mensuelle de l’Ecòle d’Anthropologie de Paris. Feuille des jeunes Naturalistes.

Belgio

Société royale malacologique de Belgique (Annales).

La Cellule.

Germania

Naturae novitates.

Botanische Verein der provinz Brandeburg (Verhandl- ungen).

138

Leipzig

Chur

Zurich

Genève

Wien

Prag

Cambridge

London

Plymouth

Upsala

Helsingfors

Kiew

Moscou

Index der gesammten chemischen Litteratur.

Berickt iiber die Verlagstliàtigkeit ( Friedlànder et Sohn).

Zoologischer Anzeiger.

Svizzera

Naturfrschenden Gesellschaft Graubunden’s ( Jahres -

bericht ).

Societas entomologica.

Institut national genevois ( Bulletin )

Austria

K. k. Naturhistorisckes Hof-Museum (Annalen)

Zoolog. botan. Gesellschaft [Verhandlungen).

Ceska akademie cisare Prantiska Josefa prò vedy, slo- venost. a umeni v praze ( Pubblicazioni ).

Inghilterra

Philosophical Society ( Proceedings and Trans actions). Boyal Society [Proceedings),

Marine Biological Association of thè United Kingdom [Journal).

Svezia

Geological Institution of thè University of Upsala

[Bulletin).

Finlandia

Societas prò fauna et flora fenilica.

Russia

Société des Naturalistes ( Mémoires )„

Société imperiale des Naturalistes [Bulletin).

139

ASIA

Siria

Beyrouth Revue internationale de Bibliographie.

India

Madras Governement centrai Museum ( Pubblicazioni ).

AMERICHE

Chili

Santiago Deutsch. wissenschaft. Verein ( Verìiandlungen ).

Société scientifìque dn Chili (Actes).

Colombia

Bogota Sociedad dentai de Bogota (. Anales ).

Costa-Rica

San José Museo Nacional (Anales).

Messico

Messico Sociedad cientifica Antonio Alzate ( Memorias y Re¬ vista).

La Naturaleza Periodico cientifico de la Sciedad mexicana de Historia naturai.

Stati Uniti

Madison Wisconsin Academy of Sciences arts and lettres (Tran-

sactions)

Philadelphia Academy of Naturai Sciences (. Proceedings ).

Raleigh Elisila Mitchell scientific Society (Journal). Saint-Louis Academy of Naturai Science (Proceedings).

140

Washington

Halifax

United States Geological Survey (. Annual Report).

U. S. Departement of Agriculture - Division of Ornitho- logy and Mammalogy ( Bulletin North American Fauna).

Smitlisonian Institution ( Pubblicazioni ).

Ganadà

Nova Scotian Institute of Science.

PUBBLICAZIONI PERVENUTE IN DONO

Abenius P. V. Under sbkningar inom piazinserien Upsala, 1891. (Do¬ no della Biblioteca dell’Università di Upsala).

. Om mànens rorelse kring sin tyngdpunkt Upsala, 1886. (Dono id.).

G. y Ordonez E. Expedición cientifica al Popocatepetl Mexico, 1895.

Underwood G. E., Tristan J. E. Informe presentado al se- nor secretarlo de Estado en el despacho de Fomento San José, 1895.

The Feeding of Farm Animals Washington, 1895. Analyse des Fleisches einiger Fische Upsala, 1886.

(Dono Biblioteca Università Upsala).

Om stràlande vàrmes diffusion fràn plana yt or Up¬ sala, 1885. (Dono id.).

De skandinaviska lófmossornas kalendarium Upsala, 1875 (Dono id.).

Om vegetationens utveckling i Sverige àren 1873-75 Upsala, 1878 (Dono id.).

Becherches sur la conducihilité galvanique des électro- lytes Stockholm, 1884 (Dono id.). och Widman 0. Uéber das Gamma- Dichlornaphtalin und seine Derivate Upsala, 1877 (Dono id.).

Neue Cirripeden aus dem Atlantischen , Indischen und Stillen Ocean. Stockholm, 1892 (Dono id.).

Avanzi di Carcharodon auriculatus scoperti nel calcare eocenico di Valle Gallina presso Avesa ( prov . di Ve¬ rona) Verona, 1895.

Commenti danteschi Lncca, 1894.

Barnyard Manure Washington, 1894.

Le Cocciniglie degli agrumi in Italia Portici, 1893. La Rogna cutunedda Portici, 1893.

Le Tignuole della vite Portici, 1894. e Banti A. La tignuola del melo e modo di combatterla Portici, 1893.

Akerberg

Aguilera I.

Alfaro A.,

Allen E. W. Almén

Angstrom

Arnell H. W.

Arrhenius A. S.

Atterberg A

Aurivillius W.S.

Bassani E.

Bassi G. Beal W. H. Berlese A.

142

Bjerkén P.

Bladin J. A.

Bohlin K.

Borge 0.

Bovallius C.

Cleye P. T.

Comes 0. Cronander W. De Blasio A.

Billbergh Th. C. Bidrag till kànnedomen om de elektriska disjunktions- strbmmarne Upsala, 1872 (Dono Bibl. Univ. Upsala). Ndgra under sòkningar ofver accidenteìl dubbelbrytning hos gelatinosa àmnen Upsala, 1890 (Dono id.).

Studier ofver aromatiska ortodiaminers och fenylhy- drazins cyanadditio7isprodukter Upsala, 1889 (Do¬ no id.).

TJeber die Bahnelemente des dritten Saturnsatelliten , Tethys Stockholm, 1885 (Dono id.).

TJeber die Bhizoidenbildung bei einigen fadenformigen Chlorophyceen Upsala, 1894 (Dono id.).

Embryologiska Studier Stockholm, 1875 (Dono id.). Circolo dei Naturalisti Commemorazione di Francesco Casco Roma, 1895.

Bidrag tilt kànnedom om Qvicksilfvercyanidens fórenin- gar med Rhodanmetaller (Dono Bibl. Univ. Upsala). Peronospora della vite Portici, 1890.

Om fosforsuperklorid. Upsala, 1873 (Dono id.).

Gli avanzi preistorici della grotta delle felci nell’Isola di Capri Parma, 1895.

» I crani dei lucani Siena, 1895.

De Cobelli G. Alcune lettere inedite dirette a Giovami Antonio Sco- poli Rovereto, 1895. (Dono del Museo civico di Rovereto).

Del Castillo A. Fauna fosil de la Sierra de Catorce San Luis Potosi G. México, 1895.

, Bidrag till de matematiska vetenskapernas histona i Sverige fóre 1679 Upsala, 1875 (Dono Bibl. Univ. Upsala).

Hieracia alpina Upsala, 1893 (Dono id.).

Om str alaude vdrmes diffusion vid dess gang genom duìikla medier Upsala, 1893 (Dono id.).

Catalogo dei Mammiferi fossili dell’Italia meridionale continentale Napoli, 1895.

Spegelnefoskopet och dess anvdndning vid molnobser- vationer Stockholm, 1889 (Dono Bibl. Univ. Up¬ sala).

Epicrisis Generis Hieraciorum (Dono id.).

Om svampbildningar menniskans hud och deraf fór- orsakade sjukdomar Upsala, 1867 (Dono id.).

Bidrag till en lefnadsteckning ofver Cari von Linné I Upsala, 1893. II Upsala, 1894 (Dono id.)

Naturalhistorien i Sverige ùntili medlet af 1600-Talet Upsala, 1894 (Dono id.).

Joannis Franckenii Botanologia Upsala, 1894 (Do¬ no id.).

y Aguilera J. Dahlin E. M.

Elfstrand M. Ealk A.

Elores E.

Eineman C. G.

Eries E. Eries 0. R.

Eries Th. M.

Eristedt R. E.

143

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» ocli Fries R. Om tvcinne i Sverige Mttils misskdnda arter af vdxt- slàgtet Rumex (Dono id.).

Granqvist G. Under sdkningar ofver den elektriska Ijusbàgen Lund, 1894 (Dono id.).

Grevillius A. Y. Anatomiska studier ofver de fiorala axlarna hos diklina Fanerogamer Stockholm, 1891 (Dono id.).

Hagstròm K. L. Jdmforelse mellan Angstroms odi Neumanns Metoder fòr bestdmning af kroppars ledningsfbrmdga fór var¬ ine Upsala, 1891 (Dono id.).

Halbherr B. Elenco sistematico dei coleotteri finora raccolti nella valle Lagarina Fase. VII, Cleridae inclusivo Py- thidae Rovereto, 1894 (Dono Museo civico Rovereto).

Hamberg H. E. Om nattfrostjerna i Sverige , dren 1871 , 1872, 1873 Upsala, 1874 (Dono Bibl. Univ. Upsala).

Hammarberg C. Studier ofver idiotens klinik odi patologi Upsala, 1893 (Dono id.).

Hammarsten 0. Om respirationens chemi Upsala, 1872 (Dono id.).

» Om urindmnebestàmning fór praktiska behof medelst

Esbachs ureometer (Dono id.).

» Nyare under sdkningar rórande blodets koagulation

(Dono id.).

» Nàgra drag af de kemiska processerna hos vdxterna

och djuren Upsala, 1891 (Dono id.).

» Nyare under sdkningar rdrande fettets resorption

(Dono id.).

» Zur Kenntniss des Caseins und der Wirkung des Lab-

fermentes Upsala, 1877 (Dono id.).

» Ueber Dehydrocholalsdure Upsala, 1881 (Dono id.).

» Om gallans fdrhàllande tilt magsaften och agghvitadi-

gestionen Upsala, 1869 (Dono id.).

Hector D. S. Under sdkningar ofver svafvéturindmnens fdrhàllande fili oxidationsmedel Upsala, 1892 (Dono id.).

Hedenius P. Om upptackten af blodomloppet Upsala, 1892 (Dono id.).

Hedin S. G. Om trypsindigestionen Lund, 1893 (Dono id.).

Hedlund J. T. Kritische Bemerkungen uber einige Arten der Flechten- gattungen Lecanora (Ach.), Lecidea ( Ach .), und Mi¬ carea (Fr.) Stockholm, 1892 (Dono id.).

Heinricius P. A. Definitive Bahnelemente des Kometen 1887 III Hel- singfors, 1889 (Dono id.)

Hellstròm P. Studier ofver naftalinderivat Stockholm, 1890 (Dono id.).

Henning E. Agronomiskt-Vàxtfysiognomiska studier i Jemtland. Stockholm, 1889 (Dono id.).

Hildebrandsson H. H. Stormarna den 13: de-21: sta Oktober 1869. Upsala, 1870 (Dono id.).

» Om àskvàdren i Sverige àr 1871 Upsala, 1873 (Dono id.).

144

Janet 0.

Hildebrandsson H. H. Om organisationen af den meteorologiska verksam- heten i utlandet samt fórslag till dess ordnande i Sve- rige Upsala, 1870. (Dono id.).

» Isfórhàllandena i Sverige under vintern 1870-71.

Upsala, 1872. (Dono id.).

Observations sur les frélons. Paris 1895.

Sur la Vespa crabro. conservation de la chaleur dans le nid. Paris, 1895.

Sur les nids de la Vespa crabro ; ordre d’apparition des alvéoles. Paris, 1894.

Sur Vespa crabro Histoire d’un nid depuis son ori¬ gine. Paris, 1895.

Sur le système glandulaire des fourmis. Paris, 1894. Études sur les fourmis. Ginquième note Beauvais, 1894. Études sur les fourmis. Septième note Sur V anato¬ mie du pétiole de Myrmica rubra L. Paris, 1894 Études sur les fourmis , les guèpes et les abeilles. Di xième note. Beauvais, 1895.

Études sur les fourmis', les guèpes et les abeilles. On- zième note. Limoges, 1895.

Transformation artiftcielle en gypse du calcaire friable des fossiles des sables de Bracheux. Paris, 1894. Materiali lichenografici italiani. 1892-94. e Flores E. Notizie sui depositi degli antichi laghi di Pianura (Napoli) e di Melfi ( Basilicata ). Roma, 1895.

TJeber einige Bromderivate des Naphtalins. Upsala, 1877 (Dono Bibl. Univ. Upsala).

Beitrdge zur Anatomie der Trematodengattung Apo- blema (Dujard.). #tockkokn, 1889. (Dono id.). Bestàmning af vattenàngans Maximi Spànstighet ofver is méllan och 50° C. samt ofver vatten melaan 20° och 13° C. Stockholm, 1891. (Dono id.). Bidrag till kànnedomen om anatomien hos familjen Dioscoreae. Stockkolm, 1888 (Dono id.). Fanerogamer fran vest eskimaernas land Stockkolm, 1883. (Dono id.).

Fanerogamfloran S:t Lawrence-bn. Stockkolm, 1883. (Dono id.).

Om vàxtligheten Siberiens nordkust. Stockkolm, 1879. (Dono id.).

Om algvegetationen i det Sibiriska Isliafvet. Stock, liolm, 1879. (Dono id.).

Under sokning af nàgra till sldgtet Adenocystis Hook. FU. et Harv. hànfórda alger. Stockkolm , 1889. (Dono id.).

Jatta A.

JOHNSTON-

JoLIN S.

JlJEL H. 0.

iAYIS

H. I

JamiN I.

JUNGNER I. R.

Kjellmann F. R.

145

Kuntze 0. Leighton L.

Kjellmann F. R. Ueber die Algenvegetation des Murmanschen Meeres an der Westkuste von Nowaja Semlja und Wajgatsch Upsala, 1877. (Dono id.).

» Om Beringhafvets algjlora. Stockholm, 1889.(Dono id.).

Geogenetische Beitràge. Leipzig, 1895.

The development of thè wing of Sterna Wilsonii. Tufts College, 1894.

Lilljeborg W. Ofversigt af de inom Skandinavien ( Sverige och Nor- rige) antrdffade hvalartade dàggdjur (Cetacea). (Dono Bibl. Univ. Upsala).

» 4 Bidrag tilt kdnnedomen om de inom Sverige och Nor-

rige fòrekommande Crustaceer af Isopodernas unde- rordning och Tanaidernas familj. (Dono id.).

» Bidrag tilt kdnnedomen om Pterycombus Brama B.

Fries , en fisk af Makrillfiskarnes familj. (Do¬ no id.).

» Bidrag tilt kdnnedomen om under familjen Lysianassina

inom under or dningen Amphipoda bland kraftdjuren. (Dono id.).

» Synopsis crustaceorum Svericorum ordinis branchio-

podorum et subordinis phyllopodorum. Upsala, 1877. (Dono id.;.

Lioy P. Le misteriose barchette della Fontega (Fimon). Ve¬

nezia, 1895.

Lònnberg E. Anatomische Studien uber skandinavische Cestoden. Stockholm, 1891. (Dono Bibl. Univ. Upsala).

Lundquist G. Om friktion hos vatskor och gaser. Upsala, 1875. (Dono id.).

Fbrsok till bestdmning af processionskonstanten medelst Ijussvaga stjernor. Upsala, 1879. (Dono id.).

Studien uber das Gehirn der Knochenfische. Stock - holm, 1892. (Dono id.).

Mauro E. , Oglialoro-Todaro A. , Vetere P. , Rebuffat 0. , Cabella A., Forte 0. , Vetere V. Analisi chimica completa delle acque minerali di Castellamare di Stabia. Na¬ poli, 1894. (Dono del socio M. Geremicca).

Mebius C. A. Experimentel under sokning ofver elektriska inductions- och disjunktionsstrommar. Stockholm, 1884. (Dono Bibl. Univ. Upsala).

Michaelson C. A. Om butylalkohól. (Dono id.).

Mòrner C. T. Undersokning af proteinamnena i ogats Ijusbrytande medier. Upsala, 1892. (Dono id.).

Om biologisk undersokning afler or o. s. v. Stockholm, 1894. (Dono id.).

Om skiljandet af kvafvets och syrets linier i luftens emissions-spektrum. Stockholm, 1891. (Dono id.).

Magnus N.

Malme G.

Munthe H.

Neoyius 0.

146

Neovius A. Om lufttrycksvdrdens reduction till hafsytan. Hel- singfors, 1891. (Dono id.).

Nerander T Studi er ofver fóràndringarna % ammonshornen och ndrliggande delar vid epilepsi. Lnnd , 1894. (Dono id.).

NfLsoN L. P. Untersuchungen uber Chlorosalze und Doppelnitrite des Platins. Upsala, 1877. (Dono id.). '

Norblad I. A. Bidrag till kànnedomen om vanadiums amfidsalter. Upsala, 1874. (Dono id.).

Nordenskjòld 0. Krystallographisdie TJntersudiung einiger o-Nitro-undo- Amidobenzylderivate. Upsala, 1892. (Dono id.).

Olsson 0. Paijkull C. W.

»

Petersson G. W. Rolla P.

Rosén P. G

Rosén A.

Rosengren L. Fr.

Russo A.

Sacco P.

Salmon D. E. SCHULTZ H.

Sernander R.

Zur Kenntniss des s. g. Halleflinten des nordbstlichen Smàlands. Upsala, 1893. (Dono id.).

TJeber postar chaeischen Granit von Sulitelma in Nor- wegen. Upsala, 1895. (Dono id.).

Om Bossmo grufvors geologi. - Stockholm, 1895. (Do¬ no id.).

Om sjoarne bure vand och nedre vand mellan Salten- fjorden och Sulitelma. Stockholm, 1895 (Dono id.).

Om fasta kroppars r or else i vdtskor. Upsala, 1899. (Dono id.).

Om fyndet af en menniskoskalle i Fyris-dns fordna utloppsbassin. (Dono id.).

Under sbkningar om granater. (Dono id.).

Stuaiev ofver gadolinit. Stockholm, 1890. (Dono id.).

Fauna popolare sarda. Casale, 1895.

Komet VI 1863. Upsala, 1867. (Dono Bibl. Univ. Upsala).

Sur la théorie des oscillations électriques. Lnnd , 1892. (Dono id.).

Bidrag till kànnedomen om sulfongly cinema. Lnnd, 1894. (Dono id.).

Sul valore attribuito al protoplasma ed al nucleo nel¬ l’origine della materia vivente. Napoli, 1895.

Essai sur Vorogénie de la Terre. Turni, 1895.

Hog cholera and swine plague.— Washington, 1894.

Hdrledning af element-systemet V fór asteroiden Ale- xandra (54). (Dono Bibl. Univ. Upsala).

Ephemerider for asteroiden Alexandra (54) 1862. (Dono id.).

C. A. v . Steinheils justeringsmethod fór parallaktiska instrument af egen construction. (Dono id.).

Asteroid.en-beobachtungen 1862. (Dono id.).

Studier ofver den gotlandska vegetationens utvecklings- historia. Upsala, 1894. (Dono id.).

147

Sjògren H. Der Ausbruch des Schlammvulcans Lok-Botan am kas- pischen Meere vom 5. Iànner 1887. Wien, 1887. (Dono id.).

» Ueber das diluviale , aralokaspische Meer und die nor-

deuropàische Vereisung. (Dono id.).

» Ubersicht der Geologie Daghestans und des Terek-Ge-

bietes. Wien, 1889. (Dono id.).

» Om de svenska jernmalmslagrens genesis. Stockholm ,

1891. (Dono id.).

» Bidrag till Sveriges mineralogi I. Ndgra ord om

Ldngbanit. Stockholm, 1891. (Dono id.).

» Id, II. Astochit, en ny led af amfibolgruppen. Stock¬

holm, 1891. (Dono id.).

» Id. III. Adelit, ett basiskt arseniat fràn Nordmarken

och Làngban. IV. Svabit, ett minerai af apatit- gruppen fràn Harstigsgrufvan. Stockholm, 1892. (Dono id.).

» ld. V. Undersokning af nàgra minerai fràn Vermlànd-

ska grufvefàlt. Stockholm, 1892. (Dono id.).

» Id. VI. Preliminari meddelande om Humitgruppens

_ minerai fràn Nordmarken. Stockholm, 1892. (Do¬ no id.).

» Preliminàra meddelanden fràn de kaukasiska nafta-

fàlten. 1. Òfversigt af Apscherons geologi. Stock¬ holm, 1891. (Dono id.).

» Id. II. De tektoniska fdrhàllandena halfon Ap-

scherson. Stockholm, 1892. (Dono id.).

» Om Siditelmakisernas geologi. Stockholm, 1894. (Do¬

no id.).

» Meddelande om nàgra Nordamerikanska jernmalmer

m. m. Stockholm, 1891. (Dono id.).

» Under sbkningar af chondroditartade minerai fràn La-

dugrufvan i Wermland och Kafveltorp i Westman- land. Stockholm, 1881. (Dono id.).

» Om vàtskeinneslutningar i gips fràn Sicilien. Stock¬

holm, 1893. (Dono id.).

» En ny jernmalmstyp representerad af Routivare malm-

berg Stockholm, 1893. (Dono id.).

» Bericht ilber einen Ausflug in den sudostlichen Theil

des Kaukasus. Oktober-November 1889. Wien, 1890. (Dono id.).

Stenstòrm K.O.E. Vàrmlàndska Archieracier Anteckningar till skandina- viens Hieracium-flora Upsala, 1890. (Dono id.).

Svanberg L. F. Om nàgra nya alunarter, hvaruti organiska baser fóre- finnas samt om glycocollns sammansàttning. (Dono id.).

148

Thalén E,. Spektralanalysens historik. 2. (Dono id.).

» Sur la recherche des mines de fer à l’aide de mesures

magnétiques Upsala, 1877 (Dono id.).

Thèel H. I. Note sur quelques Holothuries des mers de la Nouvelle Zemble Upsala, 1877 (Dono id.).

Theorell A. G. Description dhm météorographe imprimeur , construit pour V observatoire météorologique de Vienne. Upsala. 1875. (Dono id,).

Timberg G. Om temperaturens inftytande nàgra vdtskors kapil- laritetskonstanter Upsala, 1891 (Dono id.).

Tornbern D. Om de Iosa jordaftagringarna i nàgra af Norrlands' elf- dalar Stockliolm, 1890. (Dono id ).

Tullberg T. Ueber die Byssus des Mytilus edulis. Upsala, 1877. (Dono id.).

Verson E. e Bisson E. Sviluppo postembrionale degli organi sessuali ac¬ cessori nel maschio del Bornbyx mori Padova, 1895.

Vesterberg K. A. Kemiska studier ófver nàgra hartser Upsala, 1890. (Dono Bibl. Univ. Upsala).

Visart 0. Sugli afidi delle piante e sui modi di combatterli.

Portici, 1893.

Wackerbarth A. D. Om planeten Neptunus (Dono Bibl. Univ. Upsala).

Wallin G. Om toluolsulfonglycin Lnnd, 1892. (Dono id.).

Wiman C. Ueber die Silurformation in Jemtland Upsala, 1894 (Dono id.).

Wirén A. Histologiska meddelanden om Chaetoderma nitidulum

Lovén Stockliolin, 1891. (Dono id.).

INDICE DEL VOLUME IX

Fascicolo l.°

Tagliani G. Intorno ai centri nervosi dell ’Orthago-

riscus (Tetr odori) mola . pag. 1

Diamare V. I corpuscoli surrenali di Stannius ed

i corpi del cavo addominale dei Te¬ leostei . » 10

De Gasp aris A. Sopra alcune piante a funzione mirme-

cofoba . » 25

De Lorenzo G. Giordano Biuno nella Storia della Geo¬ logia . » 29

Vito G. Della ramificazione nelle Solanacee

(con la tavola I) . » 38

Tagliani G. Intorno a’ così detti lobi accessorii ed

alle cellule giganti della midolla spi¬ nale di alcuni Teleostei . » 60

Jatta G. Per Gavino Cano. Commemorazione . » 70

Raffaele F. Per Oscar Visart. Commemorazione . » 76

Fascicolo 2.°

Mazzarella G. Intorno ad una nuova specie di Pliyl-

laplysia (con 3 incisioni nel testo) . pag. 81

Monticelli Fr. S. ?*- Sulla fauna di Porto-Torres. ... » 83

» Osservazioni sulla gestazione, sul parto

e su gl’invogli fetali di alcuni chi' rotteri nostrani (con 2 incisioni nel

testo) . » 93

Mazzarella G. Intorno al rene secondario delle larve

degli Opistobranchi (con la tav. II). » 109

Processi verbali delle tornate . » 123

Elenco dei Soci . » 131

Elenco dei cambii . » 135

Pubblicazioni pervenute in dono . » 141

BOLLETTINO

DELLA

SOCIETÀ DI NATURALISTI